Così emozionati, partecipi e rapiti dal lancio del nuovo album Panini, così prodighi nell’annunciare in maniera entusiastica le novità dell’edizione numero 62 della storica collezione di figurine – tra cui la rilegatura del dorso, la scansione delle immagini e il ritorno dell’iconico mezzobusto – che tutti, ma proprio tutti i presenti, davanti a microfoni e riflettori hanno mancato di rivelare e confessare la più grande, paradossale e storica (per davvero) novità: per la prima volta da sessantadue anni l’album dei calciatori del campionato italiano è infatti senza i… calciatori.
Eppure sarebbe bastato dare una veloce occhiata alla copertina, che in basso riporta i loghi di Lega serie A, B e C e persino quello del sindacato allenatori (Aiac) per accorgersi che non c’è (più) proprio quello dell’Aic, il sindacato dei calciatori italiani fondato dall’avvocato vicentino Sergio Campana nel lontano 1968. Questo (notevole e clamoroso) buco non ha però sollevato almeno una curiosità e nemmeno sollecitato qualche innocente (e ingenua) domanda. Che invece vanno poste. Ad esempio. Come mai non compare il logo Aic sull’album Panini? Come mai alla presentazione in grande stile nella sede della Lega serie A a Milano c’erano tutti, ma proprio tutti – il presidente della Lega A Ezio Simonelli, quello di Lega B Paolo Bedin, quello di serie C Matteo Marani, l’amministratore delegato della serie A Luigi De Siervo, persino il vice-presidente del sindacato allenatori Giancarlo Camolese e finanche la presidente della Divisione Calcio femminile Federica Cappelletti (tra un paio di settimane, per la prima volta, sarà lanciato un album di figurine al femminile) in compagnia del direttore del “mercato Italia” di Panini Alex Bertani e delle due “leggende-testimonial” Vieri e Ferrara – e non c’era almeno un rappresentante dell’Assocalciatori, il convitato di pietra, il grande assente dell’evento (ma soprattutto sull’album) che negli ultimi anni aveva visto sempre la naturale partecipazione in prima fila del suo presidente, l’avvocato Umberto Calcagno, presidente Aic e vice-presidente, per giunta vicario, della Figc? Niente, le domande sono rimaste nel cassetto, e tutto è passato in cavalleria e in silenzio. Anche nelle rassegne stampa del giorno dopo.
Eppure il caso merita un approfondimento: l’album dei calciatori editato, pubblicato, promozionato e in vendita (così come le centinaia di migliaia di bustine) è senza l’egida del sindacato calciatori che, nel corso di tutti questi anni, aveva incassato – in forza di un accordo più volte rinnovato grazie alla cessione dei diritti collettivi – la gran parte degli introiti del proprio fatturato. Ma come è possibile, cosa diavolo è successo? E perché questa rivoluzione è passata nel silenzio generale? Come è possibile che il più fedele (e silente) alleato federale (20% di peso elettorale e la poltrona della vice-presidenza Figc) di Gabriele Gravina sia rimasto alla porta, e per giunta a bocca asciutta, vedendosi prosciugato un incasso di più di 6 milioni di euro l’anno (perché questa è la cifra incassata nel 2024 da “Aic servizi”, la cassaforte dell’Assocalciatori)?
Il “buco” sulla copertina dell’album, e l’estromissione dell’Aic dalla ricca torta, ha i suoi motivi e una sua semplice spiegazione. Nasce da una decisione-votazione presa il 29 marzo 2024 dall’assemblea di Lega A, e dal nuovo contratto di sei anni (in vigore dall’1 luglio 2024) siglato tra Lega A e Panini, accordo che ha estromesso e bypassato l’Aic dopo una cruenta partita. L’accordo siglato prevede la corresponsione di 60 milioni più Iva (10 più Iva all’anno) grazie alla licenza (con diritto esclusivo) di “serie A Official Stickers Partner”, accordo raggiunto grazie alla trasformazione dei diritti collettivi d’immagine in diritti licenziati (in sostanza, i calciatori cedono ai rispettivi club di appartenenza il diritto commerciale della propria immagine senza invece lasciarli all’Aic, e pure sulle iscrizioni con il versamento delle quote associative andrebbe aperto un capitolo, basta farsi il conto di quanti siano i calciatori stranieri…) ottenuto dai club di serie A; Lega serie A che nel contempo, e sempre il 29 marzo, aveva approvato anche un’altra partnership sempre con Panini, con l’istituzione del premio “Man of the match” per 6 milioni di euro (più Iva) all’anno per sei anni. Il nuovo corposo contratto sostituitosi così all’ultimo, scaduto a giugno 2024, per il quale dal 2012, in forza di un accordo sindacale, Lega serie A e Aic avevano sempre diviso (rinnovi e adeguamenti ogni sei anni) equamente (50% e 50%) i proventi della sponsorizzazione con Panini. Un esempio, per capire meglio: in base all’ultimo accordo, 6,250 milioni di euro andavano alla serie A e 6,250 milioni al sindacato calciatori che invece adesso si trova a zero, a bocca asciutta, con le casse prosciugate (tutta la vicenda è stata raccontata un mese fa, qui).
Oltre al montante fastidio (e preoccupazione) dei vertici Aic, questo significativo buco alimenterà nuove violente tensioni (e fibrillazioni) proprio mentre ci si avvia alla plebiscitaria (ri)elezione di Gravina e proprio mentre tutte le componenti federali paiono allineate e compatte (c’è vicinanza di idee e posizioni tra Simonelli, Bedin e Marani, cioè i presidenti delle tre leghe professionistiche) non solo nel sostegno all’uscente presidente federale ma anche nel rivendicare interventi necessari per ridare (secondo loro) slancio al pallone italiano ottenendo (anche) maggior voce e peso all’interno del consiglio federale? Si vedrà.
Intanto l’Aic con il suo presidente, l’avvocato Umberto Calcagno, si avvia a perdere la poltrona di vice-presidente federale, e intanto è costretta a leccarsi le (dolorose e sanguinose) ferite economico-finanziarie. «La collezione calciatori 2024-2025 ci porta direttamente nel futuro», aveva dichiarato ieri l‘altro Alex Bertani, direttore del Mercato Italia di Panini, nel corso della presentazione dell’album in via Rosellini. In realtà la collezione calciatori 2024-2025 ha imboccato anche e soprattutto la strada giudiziaria.

L’Aic ha infatti portato la spinosa vicenda in tribunale. Solo perché ad agosto era stato pubblicato da Panini “ADRENALYNxl” (raccolta di cards ufficiali della Serie A) con tanto di marchio Aic in copertina senza però che ci fosse un accordo con Aic? O anche per provare a forzare la vicenda cercando il “ripristino” (almeno in parte) del contenuto economico del contratto scaduto a giugno? Di certo l’Aic ha un vuoto (enorme) da riempire: dai 6,250 milioni di euro si ritrova con il nulla in mano. Ha dunque mosso decisi passi legali nei confronti di Panini; lo farà anche nei confronti della Lega serie A che, dal suo canto, ha però legittimamente chiuso un accordo commerciale con Panini? La domanda si mescola a un’indiscrezione: la serie A avrebbe offerto all’Assocalciatori solo 1 milione di euro (l’anno) mentre pare che l’Aic ne chieda appena più del doppio.
In attesa di novità legali e di eventuali accordi, il vice-presidente vicario federale e presidente Aic Calcagno avrebbe bussato alla porta del presidente federale Gravina chiedendogli aiuto e risorse per far fronte al prossimo bilancio di “Aic servizi” che si annuncia privato della principale voce di entrata: servirebbero almeno 5 milioni di euro, cifra che, secondo qualcuno, Calcagno avrebbe chiesto, proprio alla vigilia dell’assemblea elettiva Figc dove il peso (il 20%) dell’Aic non sarà però più decisivo ai fini elettorali. Gravina avrebbe preso tempo congedando il suo vice-vicario con una blanda promessa sul piatto: vedrò che posso fare… Che stia pensando a stornare una somma ricavata dal “risparmio” sulle spese arbitrali, spese arbitrali che, anche nell’ottica di un’Aia (l’associazione arbitri ha perso il 2% federale) proiettata verso una maggiore autonomia, dovrebbero essere direttamente sostenute dalla Lega serie A e non più veicolate dalla Figc?