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Calcio donne e la caccia alle streghe

Da ieri sera è partita la solita caccia alle streghe. Peste, corna e contumelie, addirittura insulti e veri vituperi nei confronti delle ragazze della Nazionale, inesorabilmente eliminate al primo turno dell’Europeo. Passino (non dovrebbe passare, ma i social-media ormai sono assurti a cassa di sfogatoio inconsulto) i commenti sui social postati da tifosi, spettatori e pure di qualche opinonista… eppure non dovrebbero passare certi titoli della stampa nazionale, così come documentato in una delle foto postate. Non è l’unico titolo “critico”. La questione è complessa, e va ben oltre il titolo. Certo, se vi fosse sostanza, uno pure capirebbe: in fondo i titoli sono fatti per catturare l’attenzione, il problema è che spesso, sotto il titolo, non ci sia desolatamente più niente.

“Sotto il vestito, niente”. Alla vigilia dell’esordio in Inghilterra della Nazionale femminile cominciava così l’inchiesta scritta su storiesport.it (qui il link https://storiesport.it/indiscreto/italiafemminile/), dal titolo: “Italia femminile, parte il sogno Europeo della nazionale. Ma il professionismo voluto dalla Figc è solo uno spot”. Lo riporto non con un senso di autoreferenzialità (anzi, è per dire: se lo scrivo io che sono l’ultima ruota del carro) – del resto un’inchiesta non è mica difficile condurla, la si fa con dati oggettivi, basta leggere, curiosare, domandare, domandarsi e no, le opinioni sono un’altra cosa, per quelle a volta basta chiudere gli occhi e riempire una pagina da maestri tanto per fare audience – ma solo per provare a spiegare come e perché, e perché sempre dopo, ci si trova a ragionare sugli insulti, su un risultato e non invece sul merito della questione.

Calcio donne e la caccia alle streghe Storiesport

Criticare – cioè avanzare domande, riportare dati oggettivi, stimolare e spronare, fornire uno spunto, accendere un confronto – è strumento necessario in una società civile. L’inchiesta riportata solo perché la genesi degli insulti e vituperi nasce dalle aspettative create, costruite ad arte sulla nazionale femminile (il ct Bertolini, ieri sera: «Troppe aspettative su di noi») ingigantite poi dalla questione del professionismo (provvedimento passato in Parlamento su spinta federale) che aveva invaso pagine e pagine nei giorni scorsi. Come fosse uno spot. Anzi, in realtà, a dirlo – ma voleva intendere ben altro – era stato persino Gabriele Gravina, il presidente federale che è pure presidente del Club Italia (compenso di 240mila euro annui solo per questo incarico), così come testimoniato dal lancio Ansa in foto allegata: “Gravina, Eurodonne sarà uno spot per tutto il movimento”.

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Il presidente federale certo intendeva dire altro: questo Europeo e i risultati della nazionale saranno per noi un trampolino di lancio”. Di lanci pubblicitari in realtà sulla stampa italiana ce ne sono stati in questi giorni tanti, frutto magari anche dell’abituale e remunerativo scambio commerciale con i media-partner. “Facciamo il tifo per le nostre ragazze agli Europei” (come riportato nella foto): così campeggiava a tutta pagina sui tre quotidiani sportivi nazionali. E un altro lancio pubblicitario sarebbe andato in onda sulla Rai (testimoniato dalla foto tratta dal sito Figc), alla vigilia dell’esordio in terra d’Albione. “Azzurro shocking, come le azzurre si sono riprese il calcio”. Partite, docufilm e tanto altro. Inciso: pare che in Rai non vogliano nemmeno più sentirlo Gravina, una sciagura per la tv di Stato aver acquistato i diritti tv dei Mondiali in Qatar e poi il flop azzurro, e chi paga adesso, e come si rientra adesso? Sciagura dopo sciagura, anche l’investimento sulle donne s’è rivelato fallimentare.

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Dallo shocking s’è passati in un amen allo scioccante. E così, tutti avanti con insulti e improperi. La questione femminile sarà presto ripiegata ad una breve. Ed è proprio questo il punto. Di scioccante c’è invece che il movimento femminile, ma pure quello maschile, avrebbero bisogno di una politica federale seria e di una critica di stampa seria. Non asservita. Non è mica un risultato che cambia prospettive e futuro. Che il calcio femminile italiano fosse stato sopravvalutato era evidente: c’è una lotta tra Figc e Lega sulla Divisione, appena passato il provvedimento e dopo le fanfare, Gravina è corso subito a chiedere soldi demandandone le questione davanti a uno stranito Malagò, molte gare dell’ultimo campionato giocate a porte chiuse perché i club senza pubblico dovrebbero pagare steward per pochi intimi. E l’elenco di punti non finirebbe. Non è mica colpa delle ragazze se la Nazionale ha fatto flop. Giuste le critiche ma gli insulti proprio no. Quelli li meriterebbe qualcun altro…

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