Dodici anni, il 5 settembre. Dodici anni da quel giorno. Dodici anni da quel boato, “Hanno ammazzato Angelo Vassallo, hanno ucciso il sindaco di Acciaroli”. Che in realtà è frazione di Pollica.
Dodici anni, il 5 settembre. Dodici anni d’indagini e inchieste, di piste e depistaggi. Di indagati e indagabili. Dodici anni d’insabbiamenti, di video spariti, di denunce e di lettere. Alcune anonime, altre introvabili, altre nascoste. Un passo avanti e cento indietro. Fino a tornare indietro. Sempre. A quel giorno.
Dodici anni di coperture e silenzi. Dodici anni e un intreccio di ipotesi. Dodici anni, racchiusi in un boato assordante, agghiacciante, allucinante: “Ma come è possibile che non si trovi l’omicida e il movente?”. Dodici anni che per chi frequenta ancora, e frequentava all’epoca, Acciaroli sarebbero forse stati racchiusi in un istante, schiacciati da alcune evidenze: perché alcuni di quei nomi rimbalzarono subito tra sussurri e voci indistinte. Dodici anni. Persi.
Dodici anni, il 5 settembre. Un boato. Adesso, accompagnato da una notizia: ci sono nove indagati per l’omicidio di Angelo Vassallo, tra questi il nome di un alto ufficiale dei carabinieri e di un ex carabiniere.
Gli sviluppi dell’inchiesta e l’eventuale processo stabiliranno se i nove indagati, uniti da un movente legato allo spaccio di droga, sono quel filo spezzatosi dodici anni fa tra omertà, coperture e sfregio all’onore dell’Arma.
Per ora resta solo un boato assordante: dodici anni di buio, eppure la luce su quell’omicidio era lì. Nel cuore di quell’estate. Stupefacente.