Stavolta ci saranno entrambi: impossibile mancare, marcare visita adducendo impegni in giro per l’Italia, magari perché costretti da stage arbitrali oppure da lezioni in istituti scolastici. Dopo avere disertato nella scorsa stagione i parquet dei play off scudetto (seguiti in video), il capo degli arbitri Luigi Lamonica e il suo vice Marco Giansanti – è anche responsabile della serie A – saranno invece “costretti” a seguire dal vivo l’imminente “Frecciarossa final eight” di Coppa Italia a Torino. Per il tandem che da tre anni conduce il caleidoscopico vagone dei fischietti cestistici, questa sarà la prima occasione – eppure la stagione è iniziata a settembre, sono trascorsi oltre cinque mesi… – per visionare, ma anche per difendere la propria squadra (e le proprie designazioni) in una competizione da dentro o fuori come lo sono anche le finali scudetto, finali scudetto che a maggio scorso furono però disertate da entrambi dopo la famosa pubblicazione della lettera indirizzata agli arbitri, nella quale si lanciavano accuse e critiche ai club per una scarsa collaborazione (leggi qui).
Dall’imbarazzante caso nato nella primavera ’24 è passato del tempo, ma le polemiche sono persino aumentate in questi mesi, fino a essersi trasformate in un vero e proprio fuoco di fila. In questa stagione tanti club di serie A (ma anche in A2, per non parlare poi delle categorie inferiori, a proposito ma il tanto strombazzato annuncio in campagna elettorale del presidente federale Gianni Petrucci di designare anche in B una terna che fine ha fatto?) hanno lanciato strali e contumelie contro l’operato del Cia, cioè del Comitato italiano arbitri, e nello specifico della coppia Lamonica-Giansanti. Come dimenticare gli attacchi durissimi portati, solo nell’ultimo mese, dal patron di Scafati Aniello Longobardi, dal vulcanico presidente di Trapani Valerio Antonini, dai rilievi “più educati” del presidente Marco Picchi di Tortona dopo una vittoria, e come dimenticare le parole del coach di Treviso Frank Vitucci, per giunta anche lui dopo una vittoria, parole alle quali avrebbe poi risposto Brescia, ko nel match in questione?
Giusto come assaggio. Longobardi: «Scelte arbitrali cervellotiche, soprattutto di Gonella, che è stato una vergogna per come ci ha arbitrato e le scelte fatte in campo; sono troppo determinanti, e offensivamente a senso unico, gli arbitri in questo sport. Sappiano i tifosi, gli sponsor, i miei amici, che c’è qualcuno che ha deciso che Scafati deve retrocedere». Picchi: «Alcuni episodi nel corso della gara anche a mente fredda fatico a comprenderli. Mi sarebbe piaciuto avere un chiarimento a fine partita con Rossi ma non me ne ha dato modo e me ne dispiaccio perché continuo a pensare che il dialogo e il rispetto reciproco debbano essere alla base del rapporto tra addetti ai lavori e classe arbitrale. Non vogliamo allinearci al pensiero che per avere rispetto serva alzare la voce e andare sui giornali o sui social con dichiarazioni roboanti». Vitucci: «C’è stato un eccessivo protagonismo da parte degli arbitri, e un metro che ci ha fatto faticare molto». Antonini, dopo il ko di Trapani a Milano. «Era tutto previsto. Falli a ripetizione subiti da Alibegovic, Horton e Eboua. Alcuni scandalosi. Falli importanti non fischiati. Neanche un bravissimo allenatore avversario avrebbe potuto studiarla meglio. Presidente Petrucci è questo il futuro del Basket di cui mi hai parlato? Se è questo me ne tirerò fuori presto. Sono scandalizzato».
E sempre Antonini, dopo la pioggia di contestazioni arbitrali da parte di alcuni suoi colleghi, subito dopo l’Epifania. «È evidente come ci sia un tema arbitrale, le partite sono troppo condizionate da fischi cervellotici con evidente mania di protagonismo, ci sono troppe partite condizionate da inizio anno. C’è bisogno di un cambiamento piuttosto urgente sia nel designatore, che dà l’idea di aver esaurito il suo tempo visto come i nostri arbitri stanno conducendo questo campionato, sia in generale nel modo in cui arbitrare le partite, incluso il tema dell’uso della tecnologia che deve essere oramai sempre più presente per evitare le situazioni viste in vari campi da inizio stagione. Chiederò di indire un’assemblea di Lega e proporre cambiamenti sempre più imprescindibili, invitando anche la Federazione a supportare le società per un cambiamento che non è più possibile procrastinare nell’interesse di questo bellissimo sport che tutti amiamo. Amplierei la casistica di chiamate per squadra e metterei un arbitro a controllare la tecnologia e a prendere decisioni chiamando il capo arbitri dei tre a rivedere chiamate dubbie. Poi gli arbitri devono subito diventare professionisti come nel calcio e passare sotto il controllo della Lega Basket. È l’unica soluzione per dare credibilità».
Spalle al muro, Federazione e Lega Basket avrebbero risposto con una nota congiunta (secondo qualche maligno, Petrucci avrebbe forzato la mano a Gandini, gli arbitri dipendono dalla Fip mentre Gandini è il presidente dei club di A…) nella quale si ribadiva la totale fiducia nella classe arbitrale italiana, «recentemente oggetto di una narrazione fuorviante e dannosa sul loro operato. Gli arbitri fanno parte di un sistema complesso, composto da giocatori, allenatori, dirigenti e molti operatori distribuiti su diversi e articolati compiti all’interno degli staff tecnici e delle società in generale e tutti determinati ad agire per il meglio, in campo e fuori. Il Consiglio Federale non accetta questa narrazione. È necessario garantire che la classe arbitrale possa essere nelle migliori condizioni possibili per svolgere il suo fondamentale lavoro, in un clima di serenità e rispetto».
Sarà anche per questo che in vista delle final eight il commissioner Lamonica ha accolto l’invito della Legabasket a presentarsi, insieme con i suoi arbitri, in un video diffuso sui canali social nel quale spiega che in fondo gli arbitri in campo sbagliano (ma, sottolinea Lamonica con un paragone non proprio felicissimo in termini di logica e lessico fra tiri e fischi, in percentuale inferiore a quella dei giocatori) e che sono impegnati a minimizzare gli sbagli. Nel messaggio social, il commissioner aggiunge anche che giudicare i contatti è sempre più difficile (ma se fosse facile, perché esisterebbero gli arbitri e perché la Fip dovrebbe spendere tanti soldi per avere un commissioner e tanti collaboratori?) e che la pallacanestro è divenuta più fisica (sicuri? O forse il gioco è semplicemente più veloce, più atletico e gli arbitri fanno fatica a seguirlo perché manca una guida tecnica, che negli altri Paesi è data dagli istruttori Fiba a capo dei rispettivi settori tecnici?).
Intanto alcune designazioni per le prime due giornate di Coppa Italia (sono i quarti) hanno già creato malumori e perplessità: su tutte spicca la scelta di avere designato una “strana” coppia nella terna che dirigerà. Il primo della terna è il siciliano Tolga Sahin (lo scorso anno era in terza fascia, prepotente la sua risalita in classifica), marito della presidentessa del comitato Fip Sicilia Cristina Correnti (“premiata” per il suo determinante apporto alla rielezione di Petrucci con la guida del “settore organizzazione territoriale” che è stato affidato a un suo fedelissimo) già bersaglio insieme al prossimo internazionale Edo Gonella (pupillo di Lamonica) delle polemiche di Scafati dopo la gara persa contro Trieste. Inciso: più volte, nel corso di queste settimane, la presidente del Comitato siciliano della Fip Cristina Correnti, moglie dell’arbitro Sahin designato per Trapani-Trieste, ha ribadito di fare il tipo per Trapani (l’ultima dichiarazione ufficiale è di qualche giorno fa, leggi qui): in realtà non ci sarebbe nulla di male, visto che Trapani è giustamente il fiore all’occhiello e l’orgoglio del movimento cestisco isolano. Però, proprio per motivi di opportunità, Lamonica si sarà almeno chiesto se fosse il caso di designare proprio Sahin per il quarto di Trapani (è la società del presidente Antonini che non più tardi di un mese fa ha detto che il tempo del commissioner è finito)?
Forse per compensare, ecco però che con il siciliano Sahin nella terna ha infilato anche un arbitro triestino: Mark Bartoli. Come nel calcio, la “discriminazione territoriale” è caduta da un po’, ed è sicuramente una scelta meritoria. Però, proprio in questo particolare momento, era proprio necessario designare un siciliano (e un triestino) per la sfida Trapani-Trieste?
Una scelta destinata a scatenare polemiche roventi in caso di prestazioni discutibili, ma che in caso contrario potrebbe rappresentare un passo in avanti per fare venire meno il concetto di neutralità, già fatto saltare più volte e con risultati non privi di polemiche, ad esempio quando, sempre nello scorso anno, il bolognese Lanzarini fu spedito a Milano nel big match tra Olimpia e Virtus.
Proprio Lanzarini nelle final eight di Torino fischierà in Brescia-Tortona insieme con il redivivo Carmelo Paternicò, il fischietto di Eurolega che in questa stagione italiana risulta il meno utilizzato fra tutti gli arbitri nazionali di A, Legadue e B, dopo il suo rifiuto di presentare le dimissioni nella scorsa stagione. Sino ad ora l’arbitro di Piazza Armerina ha accettato senza fiatare l’utilizzo con il contagocce, una scelta che appare priva di una qualsiasi giustificazione logica e sulla quale nemmeno il sindacato degli arbitri ha ritenuto di chiedere spiegazioni. Paternicò è stato anche l’unico fischietto a non essere mai stato finora visionato dal commissioner Lamonica. A Torino, a questo punto, ci sarà però l’inevitabile faccia a faccia che potrebbe fare anche da prologo ad una resa dei conti, al termine della stagione. Quando magari Paternicò potrebbe togliersi qualche bel sassolino dalle scarpe mentre Lamonica, in scadenza di contratto, potrebbe emettere il canto del cigno. A meno che Petrucci non tiri fuori un’altra sorpresa…