“Qui si fa come dico io, altrimenti…”. Una telefonata. Prima allungava la vita, di questi tempi aiuta a mantenere la poltrona. Allo squillo di Gabriele Gravina, Mauro Balata deve essersi visto come dinanzi a un plotone d’esecuzione, un po’ come Massimo Lopez nella reclàme anni ’80 della Sip. Nel fortino della Legione straniera il condannato si faceva passare la cornetta per dare l’ultimo saluto: dilatando l’ultima chiamata, strappava il sorriso al telespettatore salvandosi soprattutto la pelle.
“Qui si fa come dico io, altrimenti…”. Il presidente federale non era però su un set pubblicitario, non ha concesso tempo e alternative al pericolante e sub-iudice presidente di Lega B. “Cos’è questa decisione di sospendere dopo il 24 aprile? Il campionato va fermato adesso. Subito”. Poche parole. Chiare, nette, affilate. Nessun altra via d’uscita, se non quella “consigliata”. L’avvocato sardo ha posato la cornetta, nel chiuso della sua stanza romana si è preso cinque minuti per riflettere. Magari si sarà riflesso pure allo specchio ripensando al braccio di ferro del 2018 con la Figc, fino al Consiglio di Stato sulla vicenda Entella. Di strada ne ho fatta, si sarà detto: stavo saltando dalla poltrona e l’ho mantenuta, ho raddoppiato, triplicato, quadruplicato. Ruoli, mansioni e incarichi. Fin quasi a perdere il conto. Rieletto presidente, in pochi mesi ha infatti aggiunto lo status di direttore generale, ha mantenuto il posto nel cda di Lega B Servizi SpA, ha conquistato il seggio di consigliere federale fino a ricevere il premio fedeltà: capo delegazione della nazionale under 21. “Ma chi me lo fa fare?”, si sarà forse domandato. Anzi, meglio non domandare. Più salutare assecondare, meglio ricambiare una decisione già presa a maggioranza, molto meno sconveniente ricambiare idea. Non c’è partita dinanzi al rischio ricorsi, allo spettro di commissariamento, al giudizio che ancora staziona al Collegio di Garanzia del Coni sulla validità della rielezione. A volte la spada della giustizia cala come una ghigliottina. Senza capo nè coda. Meglio uscirsene. Così.
È così che nasce la decisione. Meglio stoppare subito il campionato di serie B a 4 giornate dalla fine, a due giorni da un turno già programmato. Meglio fermare per 13 giorni 19 squadre, ferme in attesa che una si rimetta almeno in piedi seppur costretta a giocare appena il giorno dopo la scadenza del certificato. Meglio comprimere il calendario, quasi a soffocarlo quando ormai le energie sono ridotte e l’adrenalina a mille: meglio far disputare a ognuna 4 partite in 10 giorni. In campo ogni 3 giorni, tra ritiri e viaggi in trasferta da riprogrammare, con il virus in circolo e tamponi a mille. Meglio rinviare i playoff e playout, anzi meglio aggiungere anche una postilla in coda al comunicato: eventuali playoff e playout, non si sa mai. Meglio far recuperare tre partite nella finestra di 13 giorni (Pescara-Entella, Pordenone-Pisa e Empoli-Chievo), e pazienza se per conquistarsi l’ultimo posto in serie A si stabilisca di far disputare preliminari, semifinali e finali nel giro di 14 giorni, proprio mentre le under 21 e le nazionali maggiori convochino, senza possibilità di deroga, i calciatori delle squadre di serie B. La Lega è un’associazione privata ma le carte le dà pur sempre la Figc.
“Meglio sospendere subito, stoppiamo il campionato e ripartiamo quando i recuperi saranno ultimati”: Adriano Galliani ha esperienza come nessuno, nella stanza dei presidenti. Si sente solo di passaggio in B, fa il vice di Balata come una missione, come quella di un padre che alleva un figlio. Carezze e consigli, qualche volta urla e correzioni. Glielo aveva detto subito, due giorni prima dell’abruzzese Gravina: Mauro, non c’è altra soluzione, e poi il Pescara come farebbe? Dovrebbe giocare i suoi ultimi due turni di campionato in sette giorni ma dovrebbe pur sempre recuperare due partite, con altre squadre costrette a farlo: sarebbe troppo. Troppo per il Pescara che sta lottando disperatamente, appiedato dal virus e logorato da una classifica precaria. Il Pescara di Sebastiani, proprio il presidente che lo scorso dicembre in piena bagarre elettorale aveva incontrato Gravina e Galliani trovando l’intesa sulla rielezione di Balata: il presidente Gravina non era entusiasta, ma il nuovo ticket con Galliani alla vice-presidenza gli avrebbe assicurato garanzie di tenuta perché il delfino di Berlusconi aveva addirittura mollato lo sfidante Simonelli, il commercialista dell’ex presidente del Consiglio.
I consigli di solito vanno ascoltati, i patti invece sempre onorati. Pacta sunt servanda: un mese dopo Balata di nuovo presidente, e Galliani fresco vice. A completare la compagnia nella stanza del consiglio direttivo Neri (Ascoli), Lovisa (Pordenone), Salerno (Reggiana), Mattioli (Spal) e Sticchi Damiani (Lecce). Voci subito ascoltate appena il caso Pescara sarebbe completamente deflagrato, sette positivi (sei calciatori), un jolly a disposizione e due gare contro dirette rivali (Reggiana e Cosenza) a data da destinarsi: giovedì 17 aprile, riunione concitata del direttivo fino a tarda sera. La Reggiana sbraitava, “solo noi penalizzati” e l’Ascoli si accodava, “bisogna intervenire”. Decibel acuti, ma le voci più affilate sono sempre quelle più sottili. Subdole, insinuano sospetti e disegnano scenari. “Non possiamo giocare tre partite e poi fermarci per aspettare i recuperi del Pescara. Rischiamo grosso, una valanga di ricorsi e code velenose, per il bene di tutti fermiamoci ora”: Adriano Galliani sa come muoversi, nella stanza dei bottoni. Premuto il tasto, tolta mano: la decisione deve prenderla l’assemblea. Amministrativista come Balata, l’avvocato leccese Sticchi Damiani aveva trovato allora una sintesi: si giochino anche i turni del 20 e del 24 visto che sono imminenti, poi ci fermiamo una settimana, diamo tempo al Pescara di recuperare e si chiude con gli ultimi due turni in contemporanea. Sembrava una buona soluzione, tanto che un rinfrancato Balata a fine consiglio avrebbe detto ai microfoni. Sicuro, come suo solito. «Garantiremo la regolarità, la parità competitiva e la continuità del campionato, come da delibere unanimi della Lega». C’era il consenso di (quasi) tutti. Non aveva fatto i conti con le telefonate in 2G.
Venerdì 18, poche ore dopo. Nuovo appuntamento. Nuova discussione in consiglio ma la soluzione sul tavolo da far approvare in assemblea resta la stessa, sia pur Adriano Galliani insista, insinui, introduca. “Signori, pensiamoci bene, la Figc potrebbe metterci i bastoni tra le ruote”. Poche ore, ed ecco che la telefonata arriva. Puntuale. Come un rintocco. Balata risponde e Gravina l’invita. Consiglia, caldeggia: il campionato va fermato subito, si rischia troppo, non possiamo consentire che il rinnovato corso federale si macchi un’altra volta con un altro caos in serie B.
Fermi tutti, tutti a casa: è questa la soluzione proposta ai presidenti nel corso dell’assemblea di domenica dopo pranzo, preceduta da un’altra riunione del consiglio direttivo. Agitata parecchio, si narra. Balata prende la parola e illustra i consigli federali, Galliani annuisce, l’Ascoli però vorrebbe continuare mentre Sticchi Damiani invece tenta un avvitamento ma senza forzare così tanto, senza opporsi realmente. Ognuno fa i propri calcoli. Dobbiamo fermare subito il campionato, dobbiamo essere compatti nella proposta che faremo agli altri presidenti: così dice Balata. La proposta passa, viene presentata in collegamento da remoto agli altri presidenti. Che si trovano davanti ad uno scenario ribaltato, in poche ore. C’è chi è contrario: la Salernitana, la Reggina, l’Ascoli e il Venezia non ci stanno, Cellino tenta una mediazione ma è solo un tentativo di riprendersi una scena perduta da tempo. Non c’è più tempo. Bisogna fermarsi per tredici giorni e far disputare quattro giornate, i recuperi, i playoff e i playout in 27 giorni. Così è deciso, e guai a chi parla di caos. Possibile? Ma certo, risponde la Lega B. E se spuntasse qualche altro focolaio? Presidenza e consiglio direttivo non hanno (ancora) risposto. Magari è solo questione di calcoli. Di tempo. O di cristallizzazione. Già. «L’algoritmo è una valutazione che tiene conto delle partite che sono state giocate in casa, trasferta, gol fatti, gol subiti e le partite che si devono disputare. È un principio di equità e di assicurazione sulla regolarità del campionato». Lo disse un anno fa Gravina. E se lo ridicesse fra venti giorni?
Castelli di sabbia, 36