I campionati stanno per chiudersi, con i loro verdetti sportivi: è la fase calda e cruciale della stagione perchè contemporaneamente, mentre il pallone rotola sul prato, per tutti i club professionistici è iniziata la partita più importante, quella dei conti. Tetragone, si avvicinano le scadenze degli adempimenti che, nel giro di cinquanta giorni, bisognerà effettuare (e documentare) per ottenere la licenza sportiva della prossima stagione. In attesa delle sbandierate riforme sportive annunciate dalla Figc e dal suo presidente Gabriele Gravina, davanti a un quadro economico-finanziario di sistema precario e che, anche questa stagione, ha registrato vicende dolorose (in Lega Pro, soprattutto) prende forse (lentamente) corpo la riforma politica (quella sui controlli, almeno) voluta dal ministro dello Sport Andrea Abodi e dalla maggioranza di governo meloniana.
A un anno dal sì del Consiglio dei Ministri (24 maggio 2024) al decreto sportivo (leggi qui) nel quale era contenuto il varo di una “Commissione indipendente per la verifica dell’equilibrio economico e finanziario delle società sportive professionistiche” – la tanto bistrattata e osteggiata Autority-Agenzia (alla fine le dizioni sono state cancellate ma la sostanza è rimasta) destinata a sostituirsi a Covisoc (in ambito calcistico) e Comtec (per il basket) sottraendo così coni d’ingerenza, intrecci e contiguità – dovrebbero almeno essere ufficializzati i componenti della Commissione, vertice di una struttura però ancora da definire e completare.
La cinquina. Il ministro Abodi ha infatti trasmesso qualche giorno fa a Camera e Senato le richieste di parere parlamentare; le richieste sono state assegnate alle Commissioni “Cultura, istruzione, spettacolo e sport” di Montecitorio e di Palazzo Madama che dovranno esprimersi entro l’8 maggio. La cinquina di nomi è composta dal professore Umberto Lago (proposto e designato come presidente), dalla professoressa Ariela Caglio, dal professore Alessandro Zavaglia, dalla professoressa Francesca Di Donato e dal professore Giuseppe Marini. A loro, in caso di parere parlamentare favorevole, si uniranno (di diritto, così come previsto dal decreto) il presidente dell’Inps (da febbraio 2024 è Gabriele Fava) e dal direttore dell’Agenzia delle Entrate (da fine 2024 è Vincenzo Carbone che ha preso il posto del dimissionario Ernesto Maria Ruffini).
Gli identikit. Umberto Lago è vicentino, ha 61 anni, è professore di “Economia e gestione delle imprese” all’Università di Bologna, ha insegnato anche alla Bocconi, ha una grande esperienza di docenze anche a livello internazionale, è stato assessore al Comune di Vicenza, amministratore unico di “Rimini Holding” e della vicentina “AIM SpA”. Venti anni fa scrisse, con altri due autori, il volume “Il business del calcio, successi sportivi e rovesci finanziari”. Un titolo e un testo assai significativi che gli schiusero la strada a prestigiosi incarichi calcistici. Si può dire che Umberto Lago sia il “padre” (col greco Mavroidis e il tedesco Franck) del “Financial Fair Play” varato dalla Uefa, lì dove ha lavorato per otto anni nel corso dei quali è stato anche il responsabile della “camera investigativa”. Fautore della sostenibilità finanziaria e degli investimenti in infrastrutture piuttosto che sul mercato-calciatori, l’economista vicentino nel 2022 è poi approdato alla Fifa e attualmente è presidente del “Consiglio di Sorveglianza” della federazione internazionale calcistica presieduta da Infantino.
Ariela Caglio è professoressa associata di “Programmazione e controllo” al Dipartimento di Accounting della Bocconi a Milano e direttrice del master in Management. Dal suo profilo linkedin si apprende come “sia particolarmente interessata allo studio del settore calcistico”. Di financial fair play, e di sostenibilità anche come strumento per creare valore per i club, attrarre sponsor, diversificare i ricavi e rafforzare la solidità finanziaria, ne aveva parlato mesi fa nel corso di un convegno, seduta di fianco a relatori “calcistici” come l’ad della Lega serie A Luigi De Siervo, l’attuale presidente di Lega serie B Paolo Bedin e il presidente e amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta. Francesca Di Donato insegna “Economia Aziendale” all’Università San Raffaele Roma ed è docente alla Luiss sui temi di bilancio, principi contabili, controllo di gestione e valutazione della performance. Francesco Zavaglia un anno fa è stato nominato dal Mef (il Ministero guidato da Giancarlo Giorgetti) come sindaco nel collegio sindacale della società Leonardo; dal 2023 è nel consiglio di amministrazione del Formez, è stato docente di Diritto tributario e Diritto tributario internazionale presso la facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata e insegna materie tributarie e fiscali alla Luiss. Per tutti e quattro sarebbe la prima esperienza nel sistema calcistico (la Commissione si occuperà anche dei conti dei club professionistici di basket) italiano. Invece il professore (insegna Diritto tributario all’Università Roma 3) Giuseppe Marini, il quinto designato, è attualmente membro della Covisoc: è stato nominato dal consiglio federale guidato da Gravina nel 2021 ed è l’unico superstite-sopravvissuto ai tanti cambiamenti (tra nuove nomine, dimissioni singole e dimissioni polemiche in blocco) degli ultimi tre anni (qui l’ultima puntata della saga).
Le procedure. La nomina del presidente e dei componenti avviene con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri o dell’autorità politica delegata dello sport (in questo caso, il ministro Abodi) di concerto col ministro del Mef (Giorgetti); la nomina del presidente e dei quattro componenti deve ricevere il parere favorevole delle competenti Commissioni parlamentari con il voto dei due/terzi dei suoi componenti; il presidente e i quattro componenti (non quelli di diritto, ovviamente) sono scelti “tra magistrati contabili, professori universitari in materie economiche, giuridiche e finanziarie, avvocati abilitati a magistrature superiori o dottori commercialisti iscritti all’albo dei revisori contabili da almeno quindici anni”; due dei quattro componenti (non il presidente, dunque) individuati in una rosa di cinque nominativi proposti, entro trenta giorni dalla richiesta, dalle federazioni sportive interessate, d’intesa con le Leghe (in questo caso Figc e Fip, Lega serie A, Lega serie B, Lega Pro e Lba). Il mandato del presidente e dei membri non di diritto (quindi non il presidente dell’Inps e non il direttore dell’Agenzia delle Entrate) dura sette anni e non è rinnovabile. Il presidente e i membri della Commissione non potranno ricoprire altri incarichi o mandati.
Un anno di attese: pressioni, raccomandazioni e trombati. In questi lunghi mesi si sono registrate una serie infinita di candidature, segnalazioni, raccomandazioni, forzature e pressioni. Per mesi ha ad esempio accarezzato l’idea di diventare presidente il magistrato della Corte dei Conti Massimiliano Atelli, capo di Gabinetto del ministero dello Sport: un profilo ben conosciuto (e apprezzato) proprio dal ministro Abodi. Un’idea che però si è frantumata di fronte all’esigenza e alla volontà di creare un organismo composto da profili di alto livello e specialisti della materia, il più possibile lontani dai “palazzi romani” e dalle “parrocchie calcistiche”, liberi soprattutto da vissuto, condizionamenti e buonismi. Niente da fare nemmeno per un altro magistrato della Corte dei Conti (è presidente aggiunto della Corte dei Conti e presidente della Sezione giurisdizionale per la Regione Lazio), l’ex commissario straordinario della Lega Pro Tommaso Miele. Il suo nome sarebbe stato caldeggiato dal senatore Claudio Lotito che però non è riuscito a vincere questa partita, tanto più che il suo peso (in Lega serie A) è in caduta libera. Chi pare non abbia toccato “palla” è il presidente della Fip Gianni Petrucci, che intanto coltiva ancora velleità in ambito Coni nella successione a Malagò: un anno fa (leggi qui) s’era subito al coro dei contrari insieme a Gravina e al presidente del Coni, ma poi repentinamente aveva fatto retromarcia endorsando plasticamente la decisione di Abodi. Puntava a far entrare nella Commissione il segretario della Comtec Alessandro Annessa ma le “preghiere” non sono state ascoltate. Come scritto mesi fa (leggi qui), tra i nomi segnalati dall’allora presidente di Lega serie A Lorenzo Casini c’era anche il profilo della professoressa Di Donato mentre sull’inserimento di Marini pare ci sia stata la segnalazione Figc. Alla cinquina di nomi si è arrivati dopo una lunga scrematura, un’attenta analisi e condividendo la lista di papabili anche con le file dell’opposizione governativa, visto che il gradimento dovrà arrivare col voto dei due terzi dei suoi componenti. C’è chi pensa come, dietro le quinte, ci sia stato un profondo lavorìo del ministro dell’Economia e Finanze, Giorgetti che avrebbe pesato eccome anche sulle mosse (e sulle scelte) del ministro Abodi.
Il cambiamento e il voto parlamentare. A maggio scorso, nel pieno delle polemiche nate sulla creazione di questa Commissione, proprio Giorgetti aveva detto: «Il sistema sportivo deve adeguare le sue istituzioni e le sue regole ad una realtà che cambia. In questo mondo quando cambi qualcosa sembra di fare una rivoluzione ma i cambiamenti non sono contro tizio o caio, ma per far crescere la società. Io sono il ministro delle Finanze, ho il dovere di richiamare lo sport alle regole, sia quelle fiscali che previdenziali. Il sistema deve essere in grado di recepire i cambiamenti, ma sono stati fatti passi in avanti». Di fianco a lui c’era Abodi (l’incontro era stato organizzato da Sport e Salute e Fitp nell’ambito degli Internazionali Bnl d’Italia) che disse: «A volte si scambiano alcune attività di verifica come un rischio di perdere agibilità nell’autonomia. Ma l’autonomia sta nel determinare i criteri e nel decidere in caso di inadempimento quali sono le sanzioni. Non è una sfiducia verso le persone che rappresentano la Covisoc, ma riteniamo che, come in altri Paesi in Europa, il luogo che custodisce la gestione dei controlli debba essere indipendente». Composta la cinquina di nomi, Abodi adesso punta ad accelerare. Le Commissioni di Camera e Senato dovranno valutare i profili e poi esprimere un parere. La Commissione “Cultura” alla Camera dei Deputati è presieduta dall’onorevole Federico Mollicone di Fratelli d’Italia: come segretario figura l’ex ct della nazionale italiana di pallavolo Mauro Berruto (Pd) e c’è l’onorevole Giorgio Mulè (Forza Italia) che è tra i politici che più si sono spinti nell’introduzione (eufemismo) di interventi politici nel sistema calcistico italiano. Al Senato presiede invece la Commissione Cultura il senatore Roberto Marti (Gruppo Lega Salvini Premier) e tra i banchi siedono Paolo Marcheschi (un altro di quelli che non le ha mai mandate a dire a Gravina) e il senatore di Forza Italia Adriano Galliani. Entro l’8 maggio dovranno esprimere un parere.
Nel caso di esito positivo, la Commissione potrebbe entrare subito in funzione, potrebbe valutare le posizioni dei club professionistici in vita del rilascio della licenza nazionale proprio mentre si avvicinano le scadenze per la stagione 2025/2026? La domanda andrebbe girata al ministro Abodi… Intanto nella Covisoc è stato rimpiazzato il posto rimasto vacante dopo l’ennesima dimissione; intanto, gli ispettori (sono un’ottantina) che per conto della Covisoc effettuano le visite ai club e certificano gli adempimenti e la situazione economico-finanziaria, erano tutti in scadenza al 31 marzo (leggi qui).
Compiti, compensi e concorso. Rileggendo il decreto, la Commissione “avrà il compito di certificare la regolarità della gestione economica e finanziaria delle società sportive professionistiche. Emetterà pareri obbligatori per le rispettive federazioni sportive nazionali, che prenderanno le decisioni necessarie sull’ammissione, partecipazione ed esclusione dalle competizioni professionistiche, oltre ad altri provvedimenti correlati. Inoltre, entro il 30 settembre di ogni anno, la Commissione presenterà una relazione al Parlamento e al Presidente del Consiglio dei Ministri, o all’Autorità politica delegata in materia di sport, sui risultati delle attività svolte e sull’andamento degli equilibri economico-finanziari delle società sportive professionistiche”. La Commissione costerà 3,5 milioni l’anno, un milione in più rispetto alla prima versione, di cui 1,9 milioni a carico delle federazioni (a occhio, 355 mila euro al basket, il resto alla Figc) e 1,6 milioni a spese delle società in percentuale sul fatturato. Per entrare in attività, i sette componenti della Commissione hanno però bisogno che la struttura venga completata. È come se si fosse creato l’ultimo piano ma mancassero ancora le fondamenta della struttura. Nel decreto era infatti prevista una dotazione organica di trenta dipendenti: due dirigenti, 15 funzionari e, in posizione di comando, 5 funzionari e 8 assistenti. L’assunzione del personale non dirigenziale di ruolo doveva avvenire dall’1 gennaio con un concorso pubblico, che però ancora non è stato bandito. Nelle more, secondo il decreto, ci sarebbe però la possibilità di “pescare”, al massimo, 15 funzionari tra il personale dipendente di altre pubbliche amministrazioni e istituzioni pubbliche. Che accadrà per evitare sovrapposizioni e imbuti? Chi deciderà sulle prossime licenze nazionali? La Commissione, o ancora la Covisoc (e la Comtec)?