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La Salernitana di cartapesta e il dialogo nel metaverso tra Iervolino, Milan e De Sanctis

A Firenze, nelle stesse ore in cui il vice-premier Matteo Salvini dava una spallata agli alleati di governo, tirava bordate agli anti-sovranisti della Ue e nel delirio dell’adunata, strepitava “L’Europa è occupata dagli abusivi”, un’impresentabile, immobile, inconsistente, inerme Salernitana (nemmeno un ammonito in una squadra che dovrebbe mordere l’avversario affrontando ogni sfida come fosse l’ultima e decisiva) affondava allo stadio Franchi.

Sbriciolata, detonata, denigrata dalle proprie debolezze prima ancora che dall’offensiva viola. Scioltasi come vapore acqueo ancor prima di mettere piede sul prato: analizzare e sindacare scelte tattiche, moduli o interpreti è esercizio sterile, fuorviante. Immolata sul patibolo dell’ennesimo pubblico ludibrio da una gestione aziendale-sportiva irreale e imbarazzante. Martoriata fino a sprofondare in un abisso di errori, scelte, bugie, opere e omissioni che si sommano da mesi, spacciate invece – e questo è il vero dato desolante – per strategie d’impresa e filosofie calcistiche innovative, intraprendenti, produttive. Trascinata nel baratro da una girandola di deliranti alibi, prodotti grossolanamente e poi da altri propagandati senza un minimo di lucidità, altro che perduta dignità. Bucata a ogni soffio di vento, tanto da rendere – una volta di più – l’immagine di essere un’imbucata intrufolatasi nel campionato di serie A. Una ospite il cui passaggio è destinato a non lasciare tracce se non nel libro dei primati negativi. La squadra in campo perfetta immagine, specchio fedele, della società che la rappresenta: vuote, assenti, senza nerbo e senza personalità, senza idee e senza cuore.

Non c’è stata partita, ci sono partite che finiscono con punteggio largo ma sono poche quelle in cui le differenze emergono in modo così netto e non si ha mai la percezione di un seppur tenue equilibrio. Pessima Salernitana…”: è l’estratto dell’articolo nell’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”, la firma di un inviato che non è fiorentino e nemmeno salernitano. È un cronista neutrale, freddo, attento e asciutto.

A proposito di partita, a fine gara uno sconsolato Filippo Inzaghi ha detto, vestendo i panni di La Palice: «È sempre difficile affrontare squadre forti». La dichiarazione – reale – pare sposarsi a puntino con l’irreale stagione granata (né i punti né l’ultima posizione rappresentano il vero fallimento, né sono pietra di scandalo e nemmeno il risultato di cui vergognarsi) figlia naturale di un’insufficiente competenza piena solo di una tracotante – e a questo punto, consapevole – improvvisazione.

Bilancio economico in rosso, una serie di giocatori con stipendi a sei zeri accatastati in rosa da due anni (non impiegati da tre allenatori tre), mai smaltiti e anzi aumentati in organico. Bilancio di campo in nero: 8 punti, 8 sconfitte e 28 gol subiti in 14 gare, una vittoria in 14 gare e in 14 gare mai una volta che la porta sia rimasta inviolata, in 14 gare solo una volta la Salernitana ha segnato per prima. La classifica mostra come l’orizzonte salvezza è a 3/4 punti. L’inerzia della stagione, e l’inerzia del club al momento, avvertono però come l’orizzonte salvezza sia un’utopia, magari elaborata nel metaverso.

(Premessa: le voci statistiche sono tratte dai dati reali forniti dalla Lega Calcio mentre i dialoghi che seguiranno sono frutto d’immaginazione letteraria).

Magari nel metaverso sarà andato – più o meno così (si fa per dare un tocco di leggerezza alla pesante situazione) l’ipotetico (e irreale) dialogo tra i tre principali esponenti del club granata subito dopo il ko di Firenze.

Il presidente: “Allora, com’è andata? L’ho vista dalla tv, le inquadrature erano parziali, voglio un quadro più dettagliato e preciso”. Risposta dell’ad. “Bah, grande accoglienza qui al Franchi. L’amico Barone è stato impeccabile, abbiamo discusso delle strategie in Lega calcio, ci siamo trovati ancora una volta d’accordo su tutto. Voleva anche farmi visitare il Viola Park ma gli ho detto un’altra volta, magari quando ci sarà anche Commisso. Vi illustrerò il nostro progetto di centro sportivo, la sportcity che stiamo costruendo a Salerno da sogno sta diventando realtà”. Risposta del ds. “Beh, i numeri e le immagini non dicono tutto. È vero, la Fiorentina ha segnato tre volte e noi mai. Però abbiamo preso una traversa sul 2-0, se entrava quella palla la partita cambiava...”.

Riprende il filo il gran capo, che richiede. “Che mi dite dei numeri, delle immagini, della partita?”. Risposta dell’ad: “Grande tifoseria la nostra, caro Danilo: erano tanti, hanno cantato e incitato sempre, in tribuna poi erano proprio incantati”. Interviene il ds: “Vero, e poi doveva vedere Inzaghi come spronava i ragazzi. A fine gara ha detto loro negli spogliatoi: resettiamo tutto, è come se non ci fossimo stati. E poi le statistiche non dicono tutto. È vero, la Fiorentina ha tirato 22 volte ma noi 11, e non è poco. È vero che i tiri nello specchio della Fiorentina sono stati 9 mentre noi ne abbiamo fatto soltanto uno, ma quel tiro però sta facendo ancora tremare la traversa. Ho fatto bene a prenderlo ‘sto ragazzo, non passa mai la palla ma è una forza della natura. E poi ha visto il polacco? Quando è entrato ha dimostrato che io ho l’occhio lungo, uno così dove lo trovi in Italia….? E poi Martegani è pronto, Cabral sta meglio, Costil è una sicurezza”. L’ad, a corredo numerico. “Volevo anche dirle che poi nelle rimesse laterali abbiamo fatto 15 a 15, nel computo dei falli il risultato si è fermato sul 13 a 12 per loro: gli abbiamo tenuto davvero testa”. E il ds, a rimpinguare la disamina delle cifre. “Aggiungo che nei cross completati siamo avanti: 2 a 3. È vero che alla voce attacchi pericolosi sul foglio della Lega c’è scritto 85 a 26, ma c’è pure scritto che nelle punizioni la partita è finita in parità, sul 13 a 13. E poi nella gara delle sanzioni abbiamo fatto meglio di loro: la Fiorentina ha avuto un ammonito, noi invece zero. Sono stati proprio bravi e corretti i nostri. Mi sta chiedendo che razza di primato è? Beh, non è mica l’unico: manteniamo sempre la testa della classifica dei gol subiti. Sono 28… Però se Pirola non entrava così netto, se Bohinen non inciampava…”.

E allora? Allora il patron, ragionando tra sé a voce bassa. “Allora, cosa facciamo? Aspettiamo? Beh, sì dai. Tanto ora c’è il Bologna, poi Atalanta, Milan, Verona e Juventus: non sono partite dove si può sperare di prendere molti punti, quello che viene viene. Poi tra un mese c’è il mercato di gennaio… intanto vediamo, valutiamo, ponderiamo, valorizziamo. È ancora presto per tirare le somme. Me lo dicono anche i tanti amici che si onorano di darmi consigli ma non ne ho bisogno, io ho già capito tutto, e lo hanno capito pure i tifosi che mica contestano me, ma solo i giocatori e i dirigenti. Il ds lo tengo o lo lascio? Bah, magari se perdiamo qualche altra partita capisce che non è aria e si dimette, così mi libera e mi libero. Io intanto sto ancora un po’ sulla riva del fiume e aspetto…”. L’ad, anche lui ragionando tra sé, a voce bassa. “Ma non è tardi? E poi abbiamo già parlato con altri ds, molti hanno detto di no ma noi andiamo avanti, qualcuno sempre lo troviamo o ce lo segnalano gli amici. Sto aspettando il via libera per annunciare il dg e il responsabile della comunicazione… Ho tanti deal e meeting già pronti… aspetto l’ok… L’allenatore? È un bravo ragazzo, ha entusiasmo, è un ottimo professionista ma… E poi ho parlato ai tifosi, ho avuto tanti incontri, mi sembro un commesso viaggiatore, ho spiegato a tutti la situazione ma ho pure detto che non lasceremo nulla d’intentato, che la proprietà farà di tutto per salvare la Salernitana… bah, speriamo, vediamo…”.

Il proprietario, deciso, tornando a voce alta nell’ipotetico dialogo. “Ecco, questa cosa della comunicazione è un aspetto importante, facciamo subito qualcosa… Se stavo a Firenze l’avrei detto subito, avrei buttato giù una frase io, magari l’avvocato mi avrebbe aiutato ma stavolta abbiamo preferito restarcene a casa”. Risposta pronta dell’ad: “Sì, non si preoccupi, su questo presidente può stare tranquillo. Ho già dato mandato, sui profili social abbiamo già pubblicato una frase: Lavoriamo per far meglio già dal prossimo…”. (nota bene: la frase è davvero comparsa sui social).

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Dall’altro capo della cornetta: “Ma l’avete scritto anche in inglese?”. Risposta pronta, secca, immediata: “Ma certo, se va sui social legge: let’s work to do better already from the next one”. Al richiamo anglosassone il ds non si tiene, interviene nell’ipotetico dialogo nel metaverso. “Ah, come suona bene, in inglese poi…. È tutta un’altra cosa, ancora mi chiamano per farmi i complimenti per come mi rivolsi a quel club inglese che voleva fregarci pensando fossimo gli ultimi arrivati. Come dice? Se ho ricevuto proposte per me dall’Italia e dall’estero? Ma sto tanto bene qui, sono voci che si mettono in giro. Io poi so quello che devo fare, da qui non vado via tranne che non lo voglia il club, io lo sto dicendo a tutti in che tipo di club lavoro… e mica lo dico solo ai miei colleghi ds e a quelli che incontro nei miei viaggi e a tutti quelli del mondo del calcio… no, io lo sto dicendo anche ai miei amici di Salerno, soprattutto a quelli social perché certe vetrine contano… Basta vedere cosa scrivono adesso rispetto a quello che scrivevano qualche mese fa quando, davanti a qualche critica, dicevano per difendermi e difendere la società e il suo presidente: andate al mare… adesso se li legge vedrà…e capirà… Tutta un’altra storia… Adesso scrivono di budget che non ho avuto, di giocatori che avevo preso, di decisioni su allenatori che non sono…, di decisioni e ingerenze.. mah, meglio fermarmi altrimenti si mette male e faccio autogol… andiamo avanti…”.

Al lavoro, tutti al lavoro allora. L’ordine è partito immediato mentre intanto da Firenze ripartiva la sgangherata carrozza granata in direzione Salerno. “Bisogna trovare un altro alibi, dovete trovarlo e farlo diffondere, capito?”. Tutto il gruppo, consiglieri e dirigenti, per una volta unito come un sol blocco, persino sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda. Tutti immersi nelle strategie comunicative da trovare e poi far diffondere.

Con il solito stile, lo stile propaganda. “Allora, vediamo. Abbiamo già dato la colpa agli arbitri, poi alla stampa, poi a una parte della tifoseria. Abbiamo fatto subdolamente capire come l’amministrazione comunale e quella regionale non remino a nostro favore e che dunque le scelte e l’impegno economico sono state una reazione…”. Uno interrompe l’altro, confessando. “Beh, fino a ottobre c’è stato il silenzio. Poi però ha cominciato a venir fuori che soldi non ce n’erano per fare gli acquisti e che poi la strategia societaria è diversa da quella di tanti club, noi siamo la Salernitana, mica valorizziamo i giocatori degli altri…e tanto altro ancora…”. Breve e imbarazzata pausa, poi di nuovo tutti a capofitto a studiare le nuove strategie di salvezza (personale). «Beh, abbiamo detto anche dell’indice di liquidità e del decreto crescita, abbiamo dato la colpa ai procuratori e al sistema calcio, ce la siamo presa con i giocatori della scorsa stagione che non rendono e con quelli della vecchia guardia che non danno il giusto esempio, abbiamo detto che i nuovi acquisti sono colpi che tutti ci invidiano e che prima o poi esploderanno. Abbiamo dato la colpa alla preparazione estiva e poi finalmente l’abbiamo detto, il messaggio è arrivato forte e chiaro: tutte le colpe sono di Paulo Sousa e l’alibi ha fatto presa. E mica nessuno che ci abbia detto: scusate, ma se era colpa di Sousa perché non lo avete cacciato prima? Che dire? La nostra campagna ha trovato un’ottima risposta, oltre ogni più fantastica immaginazione. Siamo stati bravi e sono stati bravi. La propaganda comunicativa è stata straordinaria, abbiamo trovato addetti pronti a trasformarsi in avvocati difensori che nemmeno l’avvocato Fimmanò. Adesso però dobbiamo impegnarci di più: cosa c’è rimasto dall’elenco degli alibi, cosa altro possiamo inventarci?”.

Chissà, magari tornando dal metaverso al mondo reale potrebbe sempre tornare di moda un passaggio del comunicato stampa diramato il 9 giugno 2022. Questo: “La Salernitana porta avanti un progetto ampio all’insegna dell’innovazione e a un nuovo modo dinamico e trasversale di intendere il mondo del calcio”. Più trasversale e dinamico di così…

No, nemmeno il più incallito dei negazionisti calcistici potrebbe negarlo.

 

 

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