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Petrucci tra il risiko elettorale del basket e la campagna pro Malagò. Gli arbitri di Lamonica: fischi, veleni e le video clip di Messina

Il presidente Fip cambia alleanze, offre posti da consigliere federale e loda l'ex nemico del Coni mentre i comitati regionali d'opposizione si preparano. Tra i fischetti della pallacanestro tira il malcontento e fioccano le manovre: Giansanti in difficoltà, Cerebuch e Colucci sull'uscio

La carriera sportiva e la nuova campagna elettorale di Gianni Petrucci continuano a riempirsi di pagine come se fossero un fumetto a puntate. Il parallelo non sta tanto nemmeno perché, come ultima cronologica iniziativa, la Federazione italiana pallacanestro ha deciso di regalare a tutti i centri italiani di minibasket quattro copie del libro-fumetto “Il gigante del campetto” di Luigi Datome (un paio di mesi fa la Fip ha chiuso il contratto con la società editoriale che edita “La Gazzetta dello Sport” e così ogni club italiano riceve gratuitamente una copia digitale del quotidiano rosa), ex capitano di Azzurra e da febbraio capo delegazione della Nazionale di Pozzecco che intanto, difeso a spada tratta dal presidente federale che ha attaccato l’ex stella Nba Tony Parkernon sempre i grandi giocatori diventano grandi dirigenti»), dopo l’esonero a Villeurbanne è tornato in pianta stabile a fare il ct della Nazionale: a questo punto cosa accade, resta il contratto part-time o torna in essere quello in esclusiva? La domanda forse non troverà mai una risposta: c’è anche da capirlo, perché Gianni Petrucci è troppo impegnato, troppo preso da incontri, viaggi e riunioni nella quali prepara il terreno per liberare il campo da un possibile contendente che possa complicargli l’ascesa al quarto mandato di fila alla Fip.

Dopo il no del Comitato Lombardia (leggi qui) ha iniziato a preoccuparsi, ha forse intuito che qualcosa potesse andare storto: in fondo per restare sul trono da “monarca” del basket italiano deve totalizzare il 66,6% dei voti e non gli basta più il 50% più uno. E così ha preso – e continua – a girare l’Italia in lungo e in largo. E così decanta a ogni piè sospinto la rinascita del basket azzurro pur se non si capisce quali siano i dati tali da renderlo addirittura entusiasta: nel girone d’andata di serie A che si è appena concluso c’è solo un italiano (Totè) tra i primi venti per punti e valutazione e non è nemmeno (almeno non ancora) nel giro della nazionale di Pozzecco. E così, mentre sbandiera il successo nell’aver ottenuto in Italia un girone dell’Europeo femminile e dopo essersi intestato l’iniziativa per la candidatura dell’Italia a ospitare una fase del Mondiale maschile del 2031, mentre non si perde una partita della sua Lazio all’Olimpico e non manca di affollare la tribuna vip dell’Arechi lì dove gioca la Salernitana (sarà al seguito anche al Maradona di Napoli per il derby di domani) nella quale riveste la carica di consigliere d’amministrazione (chissà Malagò cosa ne pensa: un presidente di federazione nel cda di un club di calcio di serie A; chissà cosa penserebbe se Petrucci – ma è solo una ipotesi – ricevesse anche un compenso per questa carica), presenzia negli ultimi tempi alle gare della Oxigen di serie A femminile e della Luiss di serie A2 maschile ma – dicono nell’ambiente – solo perché è in campagna elettorale.

Una campagna d’inverno. L’orizzonte elettorale è fissato a dopo l’estate però bisogna muoversi per tempo. E bene. A tutto campo. Giocando di sponda. E osando. E così, dopo aver provato a modificare nello statuto federale la norma sul computo dei voti validi (leggi qui) per abbassare il quorum senza passare dall’assemblea federale e prima ancora che Giunta e Consiglio nazionale del Comitato Olimpico approvassero i principi informatori. La bozza però, approvata in consiglio federale, sembrerebbe non essere mai stata inviata agli uffici competenti del Coni in quanto non ritenuta accoglibile e comunque si sarebbe dovuto almeno attendere la riunione della commissione istituita per redigere i nuovi principi fondamentali degli statuti federali, anche in previsione dei suggerimenti inviati dal ministro dello Sport Andrea Abodi. Petrucci resta comunque adesso in attesa di buone nuove dal Coni. A inizio settimana si è riunita la Commissione dei Principi Fondamentali del Coni per l’adeguamento degli statuti federali: a febbraio verranno approvati e poi saranno adeguati da un commissario ad acta che verrà nominato dal presidente Malagò. E proprio a Malagò continua a pensare Petrucci che dopo anni di contrasti e veleni spinge affinchè anche al presidente del Coni venga data la possibilità di candidarsi ed essere eletto per il quarto mandato di fila. Lo ripete come una filastrocca dall’estate. L’ha ripetuto anche nell’ultima intervista a “La Gazzetta dello Sport” appena due giorni fa. «Si discute in politica se estendere i mandati dei governatori regionali, non capisco perché non dovrebbe estendersi quello del presidente del Coni. Malagò merita la conferma, è un dirigente preparato». Nella stessa intervista ha ridetto per l’ennesima volta, anche questa a prova di sfinimento. «Ho una malattia: mi diverto a prendere insulti social quando mi ricandido. Perciò lo rifarò. Il mio mandato scade nel 2025. Arriverò al 2029: troppo vecchio? I limiti di un mandato dovrebbe stabilirli solo l’Onnipotente, non gli umani».

A proposito di social. In un’intervista pubblicata anche sulla propria pagina facebook, il presidente del Comitato Fip Marche Davide Paolini ha annunciato che non si ricandiderà alle prossime elezioni regionali. È però di fatto il pre-annuncio della candidatura a consigliere federale, ipotesi divenuta realtà dopo la visita autunnale nelle Marche di Petrucci che nel viaggio s’era fatto scortare dal commissioner arbitrale Luigi Lamonica col quale Paolini aveva duramente polemizzato all’inizio del mandato perché da Roma l’ex re dei fischietti aveva imposto Gloria Di Benedetto come responsabile regionale arbitri dopo avere escluso dalla lista degli istruttori nazionali un ex arbitro di serie A, l’ascolano  Marco Pierantozzi. Ora pare tutta acqua passata, tanto che Petrucci avrebbe prefigurato per Paolini persino la carica di vicepresidente vicario.

L’accordo Petrucci-Paolini pare però sia risultato indigesto al presidente della Fip Abruzzo Francesco De Girolamo (fedelissimo del compianto Gaetano Laguardia deceduto un mese fa) e indigesto anche a Margaret Gonella che è un consigliere federale uscente nonché la plenipotenziaria della Puglia che in regione ha come grande elettore Nico Valzani, il padre dell’arbitro di serie A Andrea Valzani protagonista involontario di un caso legato alla sfida Milano-Bologna (leggi qui): designazione revocata per colpa di un like a una foto – pubblicata dalla fidanzata sui social – che ritraeva una sciarpa dell’Armani. Andrea Valzani è stato subito riabilitato, forse per evitare squilibri e tensioni con l’Aiap e col Comitato pugliese? Dopo la mancata presenza al Forum, ha diretto in serie A il derby campano Scafati-Napoli con osservatore il vice-commissioner Giansanti mentre a seguire la terna della sfida tra le capolista Venezia e Brescia c’era Lamonica. Il consigliere pugliese Margaret Gonella, responsabile nazionale Minibasket alla quale Petrucci si affida per rinsaldare proprio attraverso il minibasket i rapporti con altre regioni medio-piccole in bilico, è comunque impegnata a trovare conferme per la ricandidatura in consiglio federale. Una ricandidatura che per ora non pare trovare molti ostacoli, anche perchè il potenziale antagonista sarebbe Antonio Caliendo, l’attuale presidente del Comitato Fip Campania. Pur riconosciuto come fedelissimo di Petrucci, sconta una serie crescente di problemi all’interno della sua regione, nodi che pongono in discussione anche la sua rielezione al vertice regionale dopo lo strappo con il predecessore Manfredo Fucile che è riapparso da tempo sulla scena regionale. L’esito della sfida elettorale in Campania potrebbe comunque non cambiare gli equilibri in regione pro Petrucci, visto che tutti i potenziali concorrenti dichiarano amicizia nei confronti del presidente federale, primi fra tutti i salernitani Giancarlo Rossini (patron di Battipaglia, squadra di A1 femminile di fatto già retrocessa, ex consigliere federale che pure aspira al ritorno a via Vitorchiano) e Nello Longobardi. A proposito di Scafati: che fine ha fatto l’indagine della procura federale sull’invasione di campo della scorsa primavera dopo la gara contro Brindisi? Un’invasione non menzionata nel rapporto arbitrale e nemmeno in quello dell’osservatore che dal tavolo di gara osservò tutta la scena, senza battere ciglio. L’osservatore, per la cronaca, era Marco Giansanti.

Tornando all’attualità. Il vice-commissioner Giansanti ha subito stoppato il siciliano Alessandro Nicolini (solo lui però, graziati invece i due arbitri più esperti, i corregionali toscani Rossi e Lo Guzzo) rimasto a casa negli ultimi due turni dopo il mancato fischio al 39’ della sfida Brescia-Milano su un fallo (evidente) commesso su Napier che avrebbe fruttato i tiri del potenziale pari Olimpia. Il mancato fischio è costato il ko a Milano e la deplorazione, per proteste, al coach Ettore Messina che però aveva fatto recapitare in meno di 24 ore una serie di clip video a Petrucci chiedendo spiegazioni e chissà, forse anche provvedimenti. Nell’ambiente arbitrale non si continua tanto a discutere sullo stop a Nicolini la cui designazione era già parsa azzardata per la gara di cartello della giornata quanto sulla disparità di trattamento utilizzata: nessun provvedimento è stato preso ad esempio per gli arbitri di Bologna-Venezia (Attard in particolare ha ricevuto persino una doppia designazione). Gli errori contro Napoli nella gara contro Reggio Emilia (violazione di doppio campo non sanzionata a pochi secondi dalla fine, arbitri toscani Rossi e Galasso che è dirigente Aiap come Valzani e Mazzoni, non fermati per alcun turno), contro Venezia, e contro Bologna sono forse meno rilevanti degli errori commessi contro Milano? Se ne parlerà nel raduno arbitrale programmato per venerdì prossimo?

A proposito di Aiap (associazione italiana arbitri pallacanestro): il sindacato degli arbitri, nella scorsa estate, ha messo a disposizione della Fip i propri consulenti del lavoro (pare procurati dall’arbitro pugliese Pecorella che dirige in Legadue) per districarsi meglio sui pagamenti in base alla nuova legge sui compensi sportivi poichè il segretario generale Bertea (un altro al quale Petrucci aveva promesso la candidatura al proprio posto) è laureato in Scienze Motorie e non in Economia e Finanze. Un caso abbastanza singolare, però: perché la Fip ha erogato agli arbitri di serie A un bonus per rimborso contributo preparazione atletica ma la somma (mille euro per ciascun arbitro) è stata girata dalla Fip all’Aiap che poi l’ha stornata ai suoi tesserati (la quota annua di Aiap è di 100 euro). Domanda: per ottenere il rimborso dalla federazione è necessario iscriversi all’Aiap?

Tornando a Giansanti. Il vice-commissioner non sembra più viaggiare in piena sintonia con Lamonica: pare si sia sfogato con alcuni arbitri e osservatori spiegando che i troppi errori sono dovuti alla mancanza di esperienza politica di Lamonica (la guida di Longo in Legadue – lo scorso anno dimenticò persino di arrivare su un campo sul quale lui stesso si era designato, sbagliando la data della gara – è sempre più confusa mentre in serie B la gestione è di fatto passata a Luciano Tola relegando Luigi Ruffini, protagonista dell’infelice battuta sul “Molise che non esiste”, al ruolo di semplice osservatore). Nell’ambiente arbitrale e non solo si contesta a Giansanti la gestione degli arbitri e delle designazioni, secondo molti per nulla equilibrata.

Le cose erano andate meglio solo negli anni passati quando l’attuale numero due di Lamonica aveva potuto contare sul supporto, esplicito e implicito, dell’allora responsabile di serie A Guerrino Cerebuch (oggi semplice osservatore in massima serie ma da settembre chissà, magari sostituto di Longo in Legadue o proprio di Giansanti) e soprattutto di Rino Colucci, l’ex principe dei fischietti italiani, eminenza grigia di Giansanti sino a qualche anno fa e oggi ufficialmente fuori dai giochi, anche se parecchio consultato da tanti arbitri e osservatori. Colucci potrebbe clamorosamente rientrare nei giochi del prossimo organigramma Cia, nella stagione 24/25: per lui ci sarebbe il ritorno da osservatore in serie A, per lui è pronto a spendersi anche il suo comitato regionale Fip.

Il suo ritorno fa però pure tornare la memoria indietro, agli anni dalla cosiddetta “baskettopoli”, alla sua gestione della squadra arbitrale e ai rapporti di quando era designatore della A (scelto e pagato dalla Lega con un compenso di 50mila euro annui) col potentissimo allora presidente della Mens Sana Siena Ferdinando Minucci, rapporti che furono al centro di aspre critiche, accuse, sospetti e veleni. Adesso c’è un commissioner (Luigi Lamonica) lautamente remunerato coi soldi stavolta della Fip il cui arrivo è stato caldeggiato dal coach dell’Armani e consigliere federale nonché capo del Cna (Comitato nazionale allenatori)  Ettore Messina.

Tornando al risiko regionale in ottica elezioni: Paolini ostenta un legame stretto con un altro grande elettore che per ora ha confermato il suo sostegno a Petrucci: è Massimo Faraoni, ex procuratore e ds del Don Bosco Livorno, già capo della potente Lega Nazionale Pallacanestro e ora presidente del comitato toscano. Faraoni è però anche in buoni rapporti con l’asse padano (Lombardia-Veneto) che s’oppone alla ricandidatura di Petrucci. Ironia della sorte: negli anni di presidenza al Cia del suo amico Stefano Tedeschi, Faraoni impose l’ex arbitro livornese di serie A e suo concittadino, Dino Seghetti, come capo del settore tecnico arbitrale. Due anni fa, presentandosi al raduno di serie A degli arbitri, si narra che Luigi Lamonica raccontò, a voce molto alta, questo curioso aneddoto: “Dopo l’incarico ricevuto, la prima telefonata che ho avuto è stata quella di un presidente di comitato che mi ha chiesto di confermare un istruttore nazionale. Bene, quello è stato il primo che ho tolto dalla lista”. Oggi quell’ex arbitro e istruttore è l’attuale dirigente di una delle due squadre di Livorno. Domani chissà.

Invece nel Lazio, un’altra regione che potrebbe saldarsi all’asse Lombardia-Veneto in ottica anti-Petrucci, l’ex presidente regionale Martini (un fedelissimo di Laguardia) e altri dirigenti stanno lavorando a una candidatura alternativa perché Petrucci è assai deluso dall’attuale presidente del comitato Persichelli. Tra un mese consiglio federale e consiglio delle regioni: dietro l’angolo si preparano sorprese.

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