Il Palazzo dove ha sede la Figc è a Roma, si staglia in via Allegri per le sue ampie e luminose vetrate: una specie di palazzo di vetro come il ben più importante “Palazzo di Vetro”, sede del segretariato generale dell’ONU a New York: quelle vetrate come il simbolo dell’accoglienza, dei diritti e della trasparenza. Se in questi giorni un distratto viandante passasse davanti al palazzo di vetro in via Allegri rischierebbe forse di essere investito, magari pure travolto da una serie di domande intrecciate a segnali di fumo che rimbombano, risuonano e rimbalzano dentro e fuori quel palazzo. Già.
Tanto rumore per. Fumo negli occhi oppure fumus giuridico? È la domanda che l’Italia intera continua a porsi da giorni accapigliandosi tra giustizialisti e complottisti, dividendosi tra juventini e anti-juventini. Tutto per colpa di un pezzo di carta. Tutti esimi giuristi, tutti travolti da quella carta. O meglio, dal significato di una nota. La ormai famigerata nota 10940, quella nella quale il 14 aprile 2021 la Procura Figc guidata da Giuseppe Chinè (all’epoca anche capo Gabinetto del Mef) rispondeva alle sollecitazioni interpretative avanzate dalla Covisoc (organo di controllo interno Figc) che voleva capire come dovesse muoversi “in ordine alla valutazione degli effetti della cessione dei calciatori sui bilanci di alcune società professionistiche ai fini dell’iscrizione ai rispettivi campionati”. Una nota più volte richiesta dai legali della Juventus, dagli avvocati dei suoi dirigenti e dai difensori degli altri club e dirigenti poi deferiti nell’aprile dell’anno seguente (2022), tutti processati nei due gradi di giudizio sportivo (tutto in 40 giorni) e tutti prosciolti, senza mica che ad esempio la Procura Figc decidesse di andare al Collegio di Garanzia Coni per far valere le proprie ragioni. Tutto in fumo. Anzi, tutto dissolto, come fosse una bolla di sapone. Come quella nota del 14 aprile 2021 sempre negata: dalla Procura federale, dalla Covisoc, dalla Corte federale d’Appello. Nota mai esibita dalla Figc, accompagnata da un sibilo: non è importante, è un atto interno, è insignificante ai fini dell’esito del ricorso dopo il nuovo processo per revocazione con tanto di sentenza (il -15 alla Juve e inibizioni ai dirigenti). Significativa o meno, probante o no, quella nota per la terza sezione del Tar Lazio andava però comunque consegnata ai difensori dei dirigenti Juventus che l’avevano nuovamente richiesta dopo il nuovo diniego (8 febbraio 2023) opposto dalla Covisoc (l’articolo sull’intera questione è qui). Contro l’intimazione del Tar la Figc ha proposto ricorso d’urgenza: il Consiglio di Stato ha respinto l’istanza federale, intimando di consegnare quella nota e rinviando “il merito” al 23 di marzo. Quella nota è stata dunque consegnata. Cosa c’è scritto in questa nota, cosa contiene questo pezzo di carta per il quale la Figc ha eretto una linea Maginot e per il quale l’Italia intera s’è accapigliata, continua e continuerà a farlo?
La nota. C’è chi sostiene contenga elementi tali da poter far ribaltare la sentenza revocatoria davanti al Collegio di Garanzia Coni, c’è invece chi sostiene non contenga nulla di probante. Insomma, fumo negli occhi o fumus giuridico da quest’italico falò su questa benedetta nota? Che poi, tutto questo processo sulle plusvalenze Juve e relativo -15 avrebbe un valore davvero relativo, come fosse un esercizio sterile, posto che questi punti potrebbero pure restare, essere ridotti o completamente tolti: a decidere sul destino bianconero sarà il deferimento sulla manovra stipendi, sul falso prodotto in fase di iscrizione e su questo punto, almeno da Noif, le norme parlano chiaro: retrocessione. Altro che nota Covisoc. Sulla quale, prima ancora di provare a entrare nel merito, vanno però fatte alcune importanti, significative, annotazioni. La nota è la risposta della Procura Figc di Chinè alle richieste interpretative formulate dalla Covisoc presieduta da Paolo Boccardelli. Per capire bene, per andare a fondo, andrebbe quindi letto questo documento Covisoc che è datato 31 marzo e che per ora resta ancora custodito. Gli avvocati bianconeri lo chiederanno? Probabile. Saranno costretti a nuove istanze? Probabile. Le domande si legano poi anche a un’altra indiscrezione che, se provata, sarebbe di certo importante e che metterebbe altra legna ad ardere: è vero che a seguito di quella nota Covisoc del 31 marzo e prima della risposta del 14 aprile della Procura Figc c’è stato un “tavolo tecnico” nel palazzo di vetro della Federcalcio in via Allegri, e che a quel tavolo il 7 aprile 2021 sedesse anche il presidente federale Gabriele Gravina? La domanda rimbalza in queste ore assai prepotente, come la lettura di quella nota consegnata che no, non parla mai delle operazioni della Juve e che alla fine pare un riassunto di come si è espressa la giurisprudenza sul tema “al fine di fornire un contributo costruttivo e delineare un modus procedendi condiviso con tutte le componenti federali, questa Procura non può che partire dall’analisi della giurisprudenza che, da ultimo, si è formata sul tema delle plusvalenze fittizie”, che riporta casi precedenti (scambi tra Chievo e Cesena, tra Perugia e Atalanta), che riporta delle sanzioni ai club ma pure della difficoltà a stabilire una valutazione oggettiva del valore dei calciatori e dunque degli scambi. Per la Figc una nota senza valore, per gli avvocati bianconeri invece un punto rilevante e per il quale si spiegherebbero le barricate erette dalla federazione nel consegnarla. Al quadro andrebbe però adesso inserito il documento del 31 marzo e la verifica di quanto discusso al “tavolo” federale del 7 aprile 2021: da qui potrebbe scaturire il vizio di forma che farebbe cadere l’intero processo, non solo quello per revocatoria ma persino quello (senza effetti) celebrato nella scorsa primavera, scaturito quello da un’inchiesta aperta dopo un carteggio (ottobre 2021) tra Covisoc (che segnalava le richieste Consob in seguito alle richieste della Procura di Torino che aveva avviato l’inchiesta Prisma), Procura Figc e presidente federale Gravina. Era fuori tempo massimo? Non sono stati rispettati i termini sanciti dal codice di giustizia Figc? C’erano già a fine marzo 2021 degli elementi affinché Chinè conoscesse e agisse disciplinarmente nei confronti della Juve? Mentre le domande continueranno a rimbalzare in attesa di risposte, s’intuisce almeno perché Giancarlo Viglione (da poco capo dell’Ufficio Giuridico Figc, leggi qui) da difensore della Figc durante l’udienza al Tar aveva detto che non avrebbe fatto appello contro l’eventuale ordine di esibizione del documento e poi invece ha deciso di ricorrere (perdendo di nuovo) anche al Consiglio di Stato. Si trattava di difendere il processo alla Juve che altrimenti ne sarebbe potuto rimanere travolto: o no? C’è poi un’altra indiscrezione, anche questa da qualche giorno rimbalza prepotente intorno al palazzo di vetro di via Allegri: giovedì scorso ci sarebbe stato un vivace confronto tra Viglione e il procuratore capo Chinè che un anno fa, oltre alla doppia bocciatura dell’impianto accusatorio (su quello che ha portato alla revocazione e non ad aprirne uno nuovo ma forse gli elementi c’erano per aggirare il ne bis in idem, leggi qui), si sarebbe preso le bacchettate del collegio del Tribunale Federale e poi avrebbe letto anche lui quel grido d’allarme lanciato dal collegio della Corte federale d’Appello col giudice Torsello (lo stesso della sentenza del -15) che nelle motivazioni della sentenza (assolutoria per tutti) evidenziava “la necessità e l’urgenza di un intervento normativo sul tema delle plusvalenze”. Un tema più volte ripreso pure da Gravina che – evidenziando le difficoltà nel fissare un criterio oggettivo – avrebbe comunque promesso un intervento della Figc, a oggi però ancora nemmeno presentato. Un tema scottante, girato con richiesta di aiuto al ministro dello Sport Andrea Abodi, al ministro del Mef Giancarlo Giorgetti, al Governo.
La battaglia sulla nota e la vera battaglia di trasparenza. In realtà la battaglia sull’accesso alla “nota 10940” nasconde interessi e disegna scenari ben più ampi, che vanno ben oltre la partita Procura Figc-Juventus e a questa (significativa o no) nota. Perché la sentenza firmata dal presidente della terza sezione del Tar Francesco Arzillo stabilisce un principio che dovrebbe essere pacifico e che invece la Figc non sembra voler applicare: tutti gli atti della Figc che in qualche misura sono diretti a disciplinare aspetti rilevanti anche per il diritto statale (bilanci, soldi pubblici, fiscalità e altro) devono poter essere letti da tutti, atti a cui poter chiedere accesso. La Federcalcio è un’istituzione che nel calcio rappresenta l’Italia e al pari di tutte le istituzioni deve essere trasparente, pare dica il giudice Arzillo. Un principio che, al di là della disputa sulla pregiudiziale sportiva (per il Tar proprio perché è pendente un giudizio sportivo è da riconoscere il diritto d’accesso a chi è nel giudizio) diventerebbe giurisprudenziale. E forse, un precedente pericoloso.
Intrecci…di Stato. Ecco quindi come si può dire che in questo specifico caso la Figc si è battuta, perdendo, contro il diritto di accesso, contro la possibilità di sapere che cosa succede dentro la Figc (e cosa è successo nel caso specifico, se cioè ci sono state omissioni, errori, pasticci), e non solo per quanto riguarda il tema della giustizia sportiva. In questa battaglia per la trasparenza anti e pro juventini dovrebbero quindi unire le forze, non dividersi per una nota. Magari sulla questione potrebbe intervenire il ministro Abodi che qualche giorno fa, proprio sul processo-Juve, aveva detto: «Mi aspetto che il processo segua un percorso trasparente». Ecco, trasparenza per trasparenza: è legittimo chiedere di accertare se nel caso dell’intero e complessivo procedimento (da marzo 2021) ci siano state responsabilità o errori anche sul versante federale tali da aver provocato questo falò su una nota, tale poi da generare un complesso corto circuito? Quello di sabato peraltro è stato solo il primo round davanti al Consiglio di Stato. Prima del Collegio di Garanzia, chissà come finirà davanti alla giustizia amministrativa. I consiglieri di Stato in Figc sono giudici (ad esempio Torsello, Proietti, Anastasi) e allo stesso tempo inquirenti (anche Chinè è consigliere di Stato) e alla fine l’operato viene poi giudicato da altri consiglieri di Stato.
In tutto questo intreccio non si scorge almeno un (piccolo) corto circuito capace di minare l’immagine d’imparzialità del sistema della giustizia (sportiva, amministrativa) e di rendere quantomeno involontariamente appannati quei vetri del palazzo Federcalcio in via Allegri?