Non i trentamila. Ma neppure i trecento. Avanti a forza mille. O quasi mille. Una via, una sintesi, una proposta. Che porta il senso di una rinata (e temporanea?) condivisione di un settore lacerato da mesi, e che rappresenta con forza il pensiero e i sentimenti dell’Aia che no, davanti a una sorta di diktat federale, non vuole perdere quel briciolo di autonomia ancora rimastole e per giunta pericolosamente messo a rischio dalla proposta del duo Gravina–Viglione sul tema elettorale e che per questo s’è dato un colpo d’orgoglio e unità. Perché tra strappi e rattoppi, dopo minacce e veleni accompagnati da inaspettate aperture e brusche chiusure, forse le varie anime dei vertici dell’associazione italiana arbitri hanno così raggiunto un’intesa che addirittura vada persino oltre norme e regolamenti elettorali tamponando il diktat federale, ma che invece potrebbe costituire la via per una candidatura, largamente condivisa, del prossimo presidente Aia e del futuro Comitato Nazionale.
C’erano volti distesi e sorridenti ieri l’altro, tra i partecipanti all’evento “La Notte della C”. Tra i tanti presenti, c’erano anche i volti del presidente Aia Carlo Pacifici e del designatore Can A-B Gianluca Rocchi. C’erano anche Pierluigi Collina e Nicola Rizzoli. E c’era naturalmente, anche il presidente federale Gravina. Magari, tra una foto e un’intervista, avranno avuto tempo e modo per parlare delle ultime evoluzioni in materia arbitrale, e soprattutto del delicato tema legato alle modifiche dei principi informatori dell’Aia, urgenza dettata dalle modifiche ai principi fondamentali dello Statuto delle federazioni sportive apportate e approvate dal Coni, un’urgenza diventata calamità dinanzi alla proposta – prendere o lasciare – formulata dall’ufficio giuridico Figc governato da Giancarlo Viglione che avrebbe voluto introdurre il suffragio universale (cioè al voto tutti i maggiorenni “ufficiali di gara” iscritti all’Aia, quasi trentamila dunque) per l’elezione del presidente dei fischietti tricolore. Tutta la vicenda racchiusa nelle ultime (leggi qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui), controverse, puntate.
Milano e Coverciano, andata e ritorno. A Milano i volti sono apparsi finalmente più distesi, dopo giornate lunghe e affilate. Magari anche perché, poche ore prima, alla Figc era stata inviata la copia della proposta redatta dalla Commissione riforme, istituita d’urgenza venti giorni fa dal presidente Pacifici. Una proposta nella quale si dice no al suffragio universale, perché quasi tutta l’Aia si è espressa contro. Dice sì alla conservazione del meccanismo di democrazia indiretta ma che preveda però l’allargamento dell’attuale base elettorale, elevando a mille (o poco meno) i delegati designati all’elezione del presidente Aia e dei componenti del Comitato Nazionale. Dopo l’incontro alla kermesse milanese, ieri c’è stata la conferenza stampa di fine stagione. Fianco a fianco, sempre Pacifici e Rocchi. Il traballante presidente Aia preso da mille fuochi e ribattezzato sempre più come un don Abbondio qualsiasi e il designatore Can che sarebbe invece “il promesso” futuro presidente Aia, almeno secondo i rumors che da mesi l’accreditano come il preferito e il prescelto dai vertici federali. «Sarà ancora il responsabile Can l’anno prossimo? Chi lo sa, vediamo, speriamo. Rocchi ha fatto un buon lavoro: per apprezzare il lavoro bisogna dare tempo e spazio. Sarà poi il tempo a decidere se il lavoro è stato fatto bene oppure no», ha detto Pacifici che poi, su un’ipotetica sua ricandidatura a presidente Aia, ha aggiunto: «Le elezioni sono ancora distanti, adesso dobbiamo impegnarci per portare avanti il lavoro che è stato fatto dalle Commissioni tecniche». Tempo e spazio non pare essercene molto, in realtà. E tempo e spazio non danno margini né a Pacifici, né al suo vice Zaroli, di rientrare nella partita elettorale. E ancora. Le procedure elettorali sul territorio sono state poi congelate, al termine di mesi rovinosi e sciagurati. Adesso bisogna accelerare, perché dopo l’estate inizierà la volata elettorale per i vertici Aia (elezioni presidenziali entro dicembre, mentre per le commissioni se ne parlerà dopo l’Europeo, per ora solo promossi e dismessi), ma prima dovranno esserci le elezioni sezionali (e territoriali) dalle quali usciranno non solo i nuovi presidenti di sezione ma anche i delegati al voto nazionale.
Il gioco delle coppie. Al voto finale, tra ipotesi, congetture, ribaltamenti e cambi di fronte, si arriverà con una proposta unitaria? E dentro questa proposta unitaria, potrebbe essere la figura di Orsato, che ha appena appeso il fischietto al chiodo, quella capace di coagulare anime e consensi? «Penso che Daniele Orsato rappresenti un patrimonio della nostra associazione, è un patrimonio che non possiamo disperdere». Così, lo stringato Pacifici. Nelle sue parole si scorge un’apertura che fin qui, almeno a parole, Orsato non ha però (ancora) dato. Il fischietto di Schio da tempo si muove anche fuori dal prato insieme al suo storico assistente Carbone: in fondo è la parte che sul campo sta lavorando da mesi al fianco e per conto del terzo polo nato in seno al Comitato Nazionale dove è rappresentato dal veneto Zappi e dal campano Affinito. A parole Orsato, reduce anche da un grave lutto familiare, ha detto di volersi ora dedicare solo alla famiglia, “vado all’Europeo e poi penso solo alla famiglia” ha detto agli amici più stretti. Eppure non è un mistero che sia nella rosa dei candidati per un ruolo decisivo, nella futura Aia. Potrebbe essere lui il candidato presidente, oppure e meglio ancora potrebbe affiancare Rocchi nel ticket politico-tecnico che Gravina sogna per la futura Aia? O ancora, Orsato potrebbe cominciare da responsabile del settore tecnico o da designatore alla Can C? Le domande restano in sospeso, mentre si fa sempre più strada l’ipotesi di un “mister x” come candidato di una base assai allargata che (ri)comprenda le varie anime (tre) attualmente attive nel Comitato Nazionale. In fondo sarebbe una soluzione che consentirebbe a Pacifici di uscire con onore (e magari conservare qualche incarico), al gruppo Trentalange di restare all’interno del Comitato pur rinunciando a contendere la carica presidenziale per la rivincita, e al nascente terzo polo di affermarsi come gruppo capace di mediare tra le richieste del mondo arbitrale e le pressioni federali.
L’ultima proposta. È questa l’ipotesi che si è plasticamente fatta strada e materializzata ieri l’altro, temporalmente cioè tra la riunione alla kermesse milanese e la conferenza stampa tenutasi a Coverciano. È spuntata nel corso dell’ultima riunione della “Commissione Riforme” nella quale figurano, oltre ai rappresentanti dei Comitati regionali, anche il vice-presidente Aia Zaroli, Camiciottoli in rappresentanza dell’ala che fa capo a Trentalange (quattro componenti dei nove del Comitato) e Zappi che viaggia tra la risicata maggioranza (cinque) e il terzo polo insieme con Affinito. L’ultima call, che aveva lo scopo di aggiornare sull’esito dell’invio della proposta Aia alla Figc, pare si sia infatti trasformata in un cruciale appuntamento dopo che nella settimana precedente, un Comitato Nazionale interlocutorio e due riunioni della Commissione erano terminate tra baruffe e minacce. Camiciottoli (toscano come toscano è Baglioni, l’ex vice di Trentalange) ha improvvisamente aperto alla proposta di allargare la base elettorale portando al voto “un po’ meno di mille delegati”, accettando così la proposta maggioritaria definita in Commissione riforme (era stata approvata la quota mille delegati), dopo aver tenuto il punto sul mantenimento degli attuali 329 delegati al voto, dopo aver proposto un allargamento fino a 600 votanti, dopo aver minacciato di rassegnare le dimissioni nelle mani di Pacifici (il Comitato sarebbe rimasto “appeso” con cinque su nove componenti e..) e dopo aver fatto balenare l’ipotesi (poi caduta) di presentarsi oggi a Roma e consegnare un esposto-denuncia alla segreteria Aia perché – secondo i quattro (Senesi, Marconi, Mazzaferro e Camiciottoli) – la proposta elettorale dei mille delegati sarebbe stata accettata dai presidenti di sezione ai quali era stata paventata l’ipotesi, in caso di diniego, di commissariamento Aia da parte della Figc. Tutto rientrato.
All’imprevista apertura del componente toscano (”elezioni Ai fino a mille delegati”), è poi seguito l’apprezzamento del veneto Zappi che avrebbe sottolineato nel corso della riunione la “conseguente necessità di dovere aprire alla più larga convergenza possibile per approvare le riforme elettorali”. La palla passa ora a Gravina. Insieme a Viglione aveva forzato la mano, pronto a stravolgere il meccanismo elettorale Aia sulla scorta di un adeguamento ai principi informatori dettato dalle modifiche dei principi fondamentali allo Statuto delle federazioni sportive, approvate dal Coni a febbraio. Eppure, con un efficace specchietto, il presidente della Commissione “Esperti legali” Di Stasio aveva, punto per punto, dimostrato come specie in materia di suffragio universale (ma non solo) si fosse davanti a autentiche forzature e a una chiara invasione nell’autonomia del sistema arbitrale. L’affiancamento del vice-responsabile della “Commissione esperti legali” Roberto Teseo (pare imposta da Pacifici) aveva poi creato ulteriori tensioni in una Commissione riforme già divisa e spaccata: insieme a Di Stasio e Teseo, al lavoro i rappresentanti delle consulte regionali e i tre componenti Zaroli, Zappi e Camiciottoli.
Rotture e ritorni. Tra una riunione di Comitato, e due incontri in Commissione, più volte s’è sfiorata la nuova spaccatura. Il gruppo Trentalange di nuovo sulla linea del Piave perché la proposta federale è ritenuta un diktat vero e proprio. Nel mezzo, i tentativi di una parte di cavalcare la protesta dei presidenti di sezione e, dall’altra, l’esigenza di tenere canali aperti e ottimali con la Figc. A fare da sfondo, la posizione del duo Pacifici-Zaroli. Molti continuano a sostenere che il presidente Pacifici avrebbe in realtà davvero condiviso con Gravina e Zaroli quei principi informatori Aia poi da loro stessi respinti per mancata condivisione e molti inoltre lo descrivono come designatosi a una debole posizione notarile e di ratifica delle volontà altrui, in preda a incertezze e difficoltà nel gestire la complicata situazione; il camaleontico Zaroli, da originario convinto sostenitore del suffragio universale (e dei desideri federali verso l’eliminazione del voto ai presidenti di sezione), ha poi virato verso la proposta dei mille delegati solo dopo aver probabilmente constatato (con a ruota il calabrese Archinà, pare non pervenuto in questa fase della politica associativa) quale fosse il reale termometro associativo nelle diverse regioni.
Le modifiche. In sostanza, alla fine, è passata in Commissione e poi è stata messa ai voti, la proposta-modifica che prevede il voto per poco meno di mille delegati. È la risposta unitaria che l’Aia ha inviato a Gravina (e Viglione), un mese fa, deciso il presidente federale a far mettere ai voti dei consiglieri federali la rivoluzionaria modifica che avrebbe dovuto portare al voto quasi trentamila “ufficiali di gara”, voto saltato nel consiglio federale di maggio dopo la sommossa arbitrale e decisione rinviata al consiglio federale che si riunirà la prossima settimana. La risposta è stata bocciata dalla stragrande maggioranza dei vertici Aia (nazionali, regionali, sezionali): nell’imminente nuovo consiglio federale Gravina darà il suo via libera? Dirà sì ai mille delegati invece dei trentamila votanti? Pare di sì. È di fronte a una posizione praticamente unitaria, andare a un nuovo scontro non gioverebbe. Comunque, tempo una settimana, e si saprà. Per il resto, sempre a proposito di modifiche, proposte e revisioni, la Commissione Aia ha espresso l’assenso a queste modifiche: sì all’incompatibilità biennale per incarichi tecnici nazionali per i delegati al voto e l’impossibilità per gli arbitri delle categorie di vertice nazionale di poter votare anche se eletti presidenti di sezione. Unanime il consenso anche per la durata biennale degli incarichi degli organi tecnici e per il mantenimento della composizione del Comitato Nazionale, anche con la ripartizione delle componenti macro-regionali.