Lontano e assente. Lontano dalle polemiche, dai veleni, dalla richiesta di chiarimenti avanzata dall’intero Comitato Aia. Lontano anche dalla difesa d’ufficio del presidente federale in persona. La settimana scorsa, dopo aver diretto a Cardiff Galles-Polonia, Daniele Orsato è rimasto lontano. Non è subito rientrato in Italia ma è volato in Portogallo, ha raggiunto Cascais dove è stato coach d’eccezione all’Erasmus arbitrale organizzato anche dall’associazione italiana arbitri: sua una lezione tecnica seguita da ottanta giovani arbitri europei, affascinati e rapiti dagli insegnamenti del “principe” dei fischietti italiani e continentali.
Non ha così potuto ascoltare in diretta le parole di Gabriele Gravina, il presidente federale che, al termine del consiglio federale tenutosi nel “Giovedì santo”, aveva prima risposto per le rime ai rilievi del ministro dello Sport Andrea Abodi («sono preoccupato per la disarticolazione del calcio in cui mancano armonia e sintonia, oltre alla capacità di far emergere l’interesse comune; non si può proseguire ognuno per conto proprio, perché un sistema così fallisce», così Abodi) dopo la soluzione (!) del “caso Acerbi”: «Sono cose che sento da quaranta anni. Non capisco perché non valga per le altre istituzioni. Esiste una maggioranza, un’opposizione e una dialettica. Condanno però gli atteggiamenti farisaici che da un lato puntano a far sapere che c’è disponibilità e dall’altra destabilizzano il sistema», così Gravina. Inciso: il presidente federale trova dunque giusto che esistano anche all’intero del sistema pallone, all’interno delle istituzioni e delle associazioni calcistiche, una maggioranza e una minoranza, e che sia legittimo (e democratico) rispettare i diversi punti di vista. Un pensiero leggermente diverso rispetto a quello che ha manifestato spesso, sia per quanto riguarda le Leghe (ultimo caso, quello della Lega B dell’ex fedele scudiero Balata) sia per quanto riguarda l’associazione italiana arbitri, invitata sempre «a fare squadra, all’unità, a non dividersi».
A proposito di Aia. Giovedì scorso il presidente federale è (ri)sceso personalmente e pesantemente in campo nel campo degli arbitri, strenuamente battendosi nella difesa di ufficio di Orsato che intanto, nelle stesse ore, l’intero Comitato Nazionale si aspettava di ascoltare. All’ordine del giorno c’era una richiesta di spiegazioni e chiarimenti sull’incontro riservato del 7 marzo in una saletta dell’hotel Parco dei Principi tra il rappresentante dei fischietti italiani, gli arbitri internazionali e il presidente Gravina, incontro nel corso del quale, secondo alcuni componenti del Comitato Nazionale, Orsato si sarebbe spinto fino a chiedere addirittura il commissariamento dell’Aia. A sua difesa, la Figc in persona. «Orsato non si è mai permesso di chiedermi il commissariamento dell’Aia. Orsato ha solo evidenziato, legittimamente, un’insicurezza nell’arbitrare certe partite, perché puntualmente il conflitto di politica interna genera tensioni che ricadono sugli arbitri».
Così Gabriele Gravina in conferenza stampa, dopo aver ribadito il concetto in consiglio federale, lì dove era presente anche il presidente dell’Aia Carlo Pacifici, descritto invece in silenzio nel corso della riunione in via Allegri. Un silenzio proseguito anche dopo: nessuna dichiarazione ufficiale, un atteggiamento stridente se confrontato con il peso della vicenda e le parole da “avvocato difensore” spese dal presidente federale. Per alcuni, solo un altro segnale del “controllo” federale sugli arbitri, a dispetto della tanto decantata autonomia.
Avrebbe potuto magari collegarsi da remoto Daniele Orsato, un po’ come spesso avviene nelle riunioni dell’Aia. Evidentemente però gli impegni in Portogallo non glielo hanno proprio consentito. Nel corso della riunione del Comitato nazionale, il presidente Pacifici pare abbia motivato l’assenza per “motivi personali”, corretto poi dal vice presidente Zaroli che avrebbe giustificato l’assenza per “motivi istituzionali”: gli impegni all’Erasmus, appunto. Per Pacifici la vicenda avrebbe dovuto comunque chiudersi così, senza ulteriori approfondimenti: una parte del Comitato non l’ha presa benissimo, anzi. Ed è andato all’attacco. Marconi, Mazzaferro, Camiciottoli e Senesi hanno chiesto di incontrare Orsato perché riferisca sulle motivazioni e sugli argomenti trattati nell’incontro con Gravina, alla presenza dei soli arbitri internazionali, contenuti dell’incontro che restano ancora segreti. Non solo: sono state chieste le dimissioni di Orsato da rappresentante degli arbitri in attività “per aver delegittimato il Comitato Nazionale” e per aver preso “un’iniziativa non di propria competenza”. Al blocco della minoranza si è aggiunto poi Archinà, che ha auspicato l’apertura di un’indagine della Procura Federale: richiesta messa a verbale.
Una richiesta pesante, specie se davvero il procuratore capo Giuseppe Chinè si muovesse: sarà presentato un esposto? Gravina come eventualmente prenderebbe la decisione? E il presidente Pacifici come si comporterebbe? Domande che rimbalzano nel vuoto per ora, mentre nei prossimi giorni Pacifici dovrebbe comunicare la data dell’incontro con Orsato che resta sempre in stretto contatto col designatore Rocchi. L’arbitro di Schio dovrebbe appendere il fischietto al chiodo dopo l’Europeo di giugno. Resta il condizionale: un po’ perché potrebbe sempre decidere di continuare, e un po’ perché (forse) l’eventuale apertura di un’inchiesta federale rischierebbe di eliminarlo dalla corsa continentale. Lui e Rocchi restano comunque il ticket favorito nella corsa elettorale, con la benedizione federale, mentre la parte legata a Trentalange continua a dare battaglia.
Elezioni che rischiano però di restare nel cassetto (come scritto, leggi qui), elezioni (dovrebbero tenersi prima delle elezioni federali, dunque prima del prossimo marzo) congelate in attesa di tempi migliori. L’unica strada per evitare nuove tensioni e il rischio di un altro Comitato spaccato platealmente in due tronconi: prendere tempo. L’idea del commissariamento è nell’aria da tempo. Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di motivarla con il cambiamento anche del regolamento elettorale, consentendo così il voto a tutti gli associati, tema sul quale pare si battano proprio Orsato e Rocchi: tempi lunghi, e l’eventuale commissariamento spetterebbe sempre a Gravina. In soccorso e all’orizzonte si staglia l’adeguamento ai principi informatori approvati dal Coni. «È per questo che ho invitato il presidente Aia a sospendere ogni forma di campagna elettorale per la presidenza», ha detto il presidente federale. Tutto chiaro?