Cade il vincolo delle territorialità arbitrale, un “muro” celebrato oggi su tutti i quotidiani, una novità utilizzata come spesso avviene come arma di distrazione di massa. Ma proprio mentre si riempie un nuovo capitolo di storia arbitrale ecco che un’altra (infausta) pagina che ha coinvolto il mondo dell’Aia torna ad aprirsi, posandosi su un capitolo pieno ancora di troppe pagine bianche, di silenzi e rinvii, inspiegabilmente sospesa per tanti, troppi mesi, e che rimanda a “Rimborsopoli”. Dopo Rimborsopoli 1 e Rimborsopoli 2, sarà tempo di “Rimborsopoli 3”? C’è infatti un’indagine aperta ventidue mesi fa su Gianpaolo Calvarese che punta a far luce sui rimborsi spese presentati nella sua ultima stagione da arbitro ma che rischia di chiudersi senza che gli organi inquirenti possano stabilire e accertare i fatti. C’è un’inchiesta sull’ex arbitro dimessosi (ma i procedimenti vanno avanti lo stesso) dai quadri Aia il 20 luglio 2021 che lentamente, in un apparente e assordante silenzio e rimbalzando almeno apparentemente contro un muro di gomma, scivola verso il decadimento senza che possa essere stabilita la verità ma solo perché la Procura arbitrale dell’Aia (Associazione italiana arbitri) che ha aperto un procedimento a ottobre 2021 non ha ancora ricevuto – sono intanto passati ventidue mesi – riscontro a una semplice, formale, solenne, richiesta formulata alla segreteria dell’Aia, richiesta rinnovata così ancora una volta il 21 luglio 2023: “Si prega di fornire la documentazione relativa alle richieste di rimborso presentate dal signor Gianpaolo Calvarese nella stagione sportiva 2020/2021, al fine di consentire la definizione del procedimento disciplinare a carico del medesimo”. E non ha mai potuto ascoltare Calvarese: convocato in Procura a Roma a novembre 2021, l’ex arbitro non si è mai presentato perchè la raccomandata con ricevuta di ritorno non l’ha mai ritirata. Lui non sapeva della convocazione, la raccomandata è tornata indietro e le domande non sono mai state poste. Sembra una situazione kafkiana, sullo sfondo una “guerra” tra uffici della stessa associazione e una questione “politicamente” pesante come un macigno che si trascina indietro nel tempo.
Dopo un anno e dieci mesi la questione è venuta a galla perché da Arezzo il procuratore nazionale Aia Bernardo Albergotti ha preso carta e penna, ha scritto una lettera e l’ha inviata all’indirizzo di posta certificata del presidente Figc Gabriele Gravina, a quella del segretario generale della Federcalcio Marco Brunelli, a quella del presidente dell’Aia Carlo Pacifici, a quella del vice-presidente Alberto Zaroli, agli altri componenti del Comitato Nazionale Aia e naturalmente a quella del procuratore capo della Figc Giuseppe Chinè.
La data è quella dell’8 agosto 2023, la lettera fa seguito a una richiesta ufficiale avanzata – sempre su carta intestata Aia – il 21 luglio 2023 dal segretario della Procura Aia Gaetano Rutigliano e indirizzata al segretario dell’associazione italiana arbitri Silvia Moro (per conoscenza anche alla segreteria Aia) nella quale si richiedono “le copie di tutte le richieste di rimborso presentate dallo stesso Calvarese nella stagione sportiva 2020-2021” con annessa motivazione “per completare un’indagine nei confronti dello stesso ex associato”. Questo anche perché la lettera di convocazione di Calvarese a Roma, scritta il 25 ottobre 2021 (inviata il 28, presa in carico dall’ufficio postale di Fiumicino il 29 ottobre), convocazione per un’audizione negli uffici di via Campania (all’angolo di via Allegri, a Roma) fissata per il 9 novembre 2021, lettera inviata con raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo di Teramo, non è mai stata ritirata dall’ex arbitro Gianpaolo Calvarese all’ufficio postale del capoluogo abruzzese ed è quindi tornata mestamente – dopo un giro lungo, tortuoso e infinito – in via Campania a Roma il 9 febbraio del 2022 con la dicitura “restituita”.
Una lettera morta quest’ultima e “morta” ancora per il momento pure la richiesta avanzata al segretario Aia Moro un mese fa: a oggi, 24 agosto 2023, non solo la documentazione non sarebbe stata fornita ma anche, secondo il segretario della procura arbitrale Rutigliano, il segretario Moro avrebbe risposto con una mail (sempre del 21 luglio) avanzando dubbi sull’urgenza della richiesta e anche sulla fondatezza e sulla legittimità dell’indagine. È quanto emerge dalla lettera inviata via pec dal procuratore Aia Albergotti a Gravina, Brunelli, Pacifici, Zaroli, Chinè e ai componenti del Comitato Nazionale (pare non tutti informati del precedente carteggio) che l’8 agosto 2023, davanti a questo apparente “muro di gomma”, ha deciso di ricostruire i fatti e chiedere un intervento per interrompere quella che definisce, senza mezzi termini, un’omissione. La lettera si chiude con un grido di dolore, allarme, attesa, speranza. “È di tutta evidenza che l’omissione in questione di fatto impedisce di concludere l’indagine a carico di Calvarese e di completare le attività di questa Procura arbitrale che, ai sensi e per gli effetti delle deliberazioni del Consiglio federale che sopprimono il plesso di giustizia domestica dell’Aia, non avendo ulteriori pendenze, ben potrebbe cessare il proprio operato”. E termina con una richiesta d’intervento. “Si confida nell’intervento autorevole dei destinatari, nelle rispettive competenze”.
E già, perché le funzioni della Procura domestica dell’Aia sono state assorbite e ricondotte nell’alveo della Procura Figc con il commissariamento a dicembre 2022 deciso dopo l’esplosione dello “scandalo D’Onofrio”, il procuratore nazionale Aia (ri)arrestato per “traffico internazionale di stupefacenti” e che da marzo del 2021 fino a dicembre 2022 aveva svolto le sue funzioni pur essendo (pare all’insaputa di tutti, nessuno ha “pagato” dopo indagini e processi) già un pregiudicato. Se dunque la presunta omissione riscontrata da Albergotti dovesse permanere, se dunque alla richiesta avanzata dalla segreteria della procura arbitrale non ci saranno concrete risposte documentali, il fascicolo su Gianpaolo Calvarese verrebbe chiuso con un’obbligata archiviazione senza poter accertare i fatti. E, ma sarà soltanto una semplice combinazione, il fascicolo Calvarese è l’ultima pendenza rimasta in carico alla Procura domestica: perché tutti i fascicoli aperti entro il 31 dicembre 2022 sono di competenza Aia (ovviamente anche i giudizi di primo e secondo grado) mentre dall’1 gennaio 2023 le questioni disciplinari sui tesserati Aia sono di competenza della procura Figc guidata da Giuseppe Chinè e vengono giudicate dai tribunali di giustizia federale. Se nulla accadrà, se la documentazione sui rimborsi spese presentata da Calvarese alla segreteria Aia per la stagione 2020/21 non verrà fornita per completare l’indagine, non si potrà stabilire dunque se Calvarese ha agito correttamente o se invece ci siano state delle irregolarità. Il procedimento si chiuderebbe così con un nulla di fatto.
Investiti della faccenda, risponderanno Gravina, Brunelli, Chinè, Pacifici, Zaroli? La presunta omissione del segretario Aia Silvia Moro e le sue risposte (via mail) a Rutigliano, saranno (e come saranno) valutate? Può essere che Silvia Moro abbia agito senza mettere al corrente nessuno, nemmeno i vertici dell’Aia e può essere che i nuovi vertici della nuova Aia non abbiano mai relazionato i vertici federali? Domande, ce ne sarebbero tante altre, per ora senza risposte. Sono in attesa, così come la richiesta di documentazione sui rimborsi presentata da Calvarese nel suo ultimo anno da arbitro, ignaro della convocazione negli uffici di via Campania perché quella raccomandata con ricevuta di ritorno (spedita anche all’indirizzo mail, ma non di posta certificata) è tornata mestamente indietro. C’è stato solo qualche “disguido” postale? C’è stata qualche incomprensione tra uffici della stessa associazione? Oppure si è davanti a una vera e propria omissione di atti, o ancora si è davanti ad un muro di gomma? Si è davanti a un’inerzia quantomeno sospetta? Tutti gli arbitri sono uguali? O esistono pesi e misure diverse?
Le dimissioni. L’ultima delle sue 157 partite in serie A Gianpaolo Calvarese l’aveva diretta il 15 maggio 2021. Una chiusura mesta almeno a rileggere i titoli dei quotidiani, non solo sportivi (la Gazzetta dello Sport titolò “Disastro Calvarese”): era Juventus-Inter (quella del fallo di Perisic su Cuadrado) per la quale il voto dell’osservatore arbitrale pare fosse stato un mediocre 8,30. Dopo 10 anni di serie A, raggiunto il limite dei 45 anni e una votazione complessiva stagionale tale da rendere la sua classifica non brillante (fuori dai primi 15), avrebbe però ottenuto una deroga (causa Covid) per poter restare nei quadri Can e continuare così ad arbitrare in A. Però il 20 luglio 2021 con una lettera Calvarese annunciava le sue irrevocabili dimissioni “per motivi personali e di lavoro”. S’era parlato inizialmente di un interessamento per rilevare le quote del Teramo: nulla di fatto. In Abruzzo la famiglia Calvarese ha un’azienda che produce anche integratori alimentari che vengono utilizzati da atleti e sportivi (fornisce anche l’associazione italiana arbitri di basket) e assiste (c’è scritto sul sito dell’azienda) i tesserati Aia nelle manifestazioni podistiche della “Referee Run”. Calvarese a luglio 2021 non aveva ancora ricevuto la chiamata di Amazon Prime e non aveva ancora sottoscritto il contratto che lo impegna come commentatore arbitrale delle partite di calcio trasmesse da Amazon. La sua carriera da opinionista intanto prosegue, così come quella di commentatore sui propri profili social non senza lesinare stoccate.
A luglio 2021 però, il procuratore nazionale Aia era da poco Rosario D’Onofrio, il presidente dell’Aia era da poco Alfredo Trentalange: in questo nuovo contesto intanto dominava un’altra affilata, spinosa, scottante questione arbitrale: “Rimborsopoli”. Già condannati in primo grado gli arbitri La Penna, Pasqua, Robilotta (e quattro assistenti arbitrali), proprio a luglio 2021 era arrivato lo stop cautelare nei confronti di Massa e Giacomelli. “Rimborsopoli” era stata avviata dalla stessa Aia ad aprile 2021, quando furono riscontrate alcune anomalie contabili nelle note di rimborso presentate nei mesi scorsi da alcuni arbitri di serie A. “All’esito di tali controlli – avevano fatto sapere da via Campania – la presidenza dell’Aia ha inviato tutta la relativa documentazione alla Procura Federale della Figc”. Che, dopo aver espletato le indagini e ascoltato i diretti interessati, aveva rimesso gli atti della conclusione indagini e fatto partire i deferimenti dinanzi alla Commissione Disciplinare Nazionale dell’Aia che aveva poi condannato arbitri e assistenti. Chiuso il primo filone (seguito poi da ricorsi e rimodulazioni delle sanzioni), se n’era dunque aperto un altro che avrebbe coinvolto anche Giacomelli, proprio l’arbitro triestino che, all’atto dell’esplosione del caso D’Onofrio, avrebbe avuto parole di fuoco per tanti, compresi i vertici, ricavandone in cambio querele e procedimenti, oltre poi alla condanna sportiva. Aveva avanzato accuse pesanti. Secondo la sua versione “i rimborsi gonfiati” erano diffusi in tutti gli uffici ma i responsabili sarebbero stati pizzicati ad hoc. Giacomelli l’aveva definito come il grimaldello politico utilizzato dai vertici Aia. Secondo Giacomelli ad esempio, “La Penna che sarebbe dovuto diventare internazionale al posto di un altro arbitro, è stato “fatto fuori” a sua volta per rimborsi irregolari. Ma su altri arbitri dai rimborsi sospetti, invece, D’Onofrio soprassedeva”. Per Giacomelli dunque, promuovendo l’azione disciplinare, il procuratore Aia (arrestato il 10 novembre 2022) avrebbe indirizzato le carriere degli arbitri senza scomodare le decisioni sul voto relative alle prestazioni in campo.
Tornando indietro di un anno, le colonne dei quotidiani sportivi mentre continuavano a occuparsi di “Rimborsopoli” si occupavano anche dell’addio di Calvarese che aveva dato le dimissioni nel pieno dell’estate (luglio 2021). A luglio 2023 è tornato a galla un procedimento aperto nei suoi confronti dalla Procura arbitrale quasi due anni fa. Tutto sospeso. Bloccato.
Il procedimento contro Calvarese, l’accusa, la lettera mai ricevuta. Breve ricostruzione. Il 25 ottobre 2021 la Procura Figc/Aia (protocollo 6563) manda un atto di convocazione a Gianpaolo Calvarese. Si legge: “La signoria vostra è convocata il giorno 9 novembre 2021 alle ore 11 presso i locali della sede AIA di Roma in via Campania 47, per essere interrogata dalla Procura Arbitrale Nazionale in merito alle seguenti presunte violazioni disciplinari: “Nel corso della stagione sportiva 2020/2021 allegava alla propria richiesta di rimborso spese per trasferte arbitrali titoli di viaggio e/o giustificativi di spesa alterati, alfine di trarre un personale arricchimento”. Il 28 ottobre la raccomandata con ricevuta di ritorno (la convocazione spedita anche telematicamente all’indirizzo di posta elettronica non certificata di Calvarese) viene presa in carico dall’ufficio postale di Portonaccio e poi da Fiumicino, il giorno dopo, inizia il suo viaggio verso le Marche. Arriva prima all’ufficio smistamento di Ancona, poi a Teramo e infine all’ufficio postale di Teramo Centro. Dal 6 novembre 2021 è disponibile per il ritiro presso l’ufficio, nessuno però si presenta. Due mesi dopo allora riprende per il viaggio al contrario, tornando in via Campania il 9 febbraio 2022 con questa dicitura: “La spedizione non è stata ritirata dal destinatario. Restituita”.
La richiesta della segreteria Aia, la lettera del procuratore Albergotti. L’indagine sui rimborsi presentati da Calvarese nella sua ultima stagione di arbitro resta bloccata. Calvarese non ha ritirato l’atto di convocazione, formalmente dunque non sa che il 9 novembre 2021 avrebbe dovuto e potuto spiegare, chiarire, difendersi. In aggiunta la documentazione sui rimborsi spese non viene fornita dagli uffici della segreteria Aia alla segreteria della procura Aia (si immagina siano nella stessa sede). Qualche mese dopo scoppia il caso D’Onofrio e la giustizia domestica viene commissariata dalla Figc: gli organi inquirenti della giustizia domestica provano a chiudere tutti i procedimenti che sono stati aperti prima del 31 dicembre 2022. Ne è rimasto aperto soltanto uno. È quello su Calvarese. Che se non verrà vagliato dalla Procura Aia si scioglierà. Come neve al sole. Per questo il 21 luglio 2023 il segretario della Procura Aia Gaetano Rutigliano scrive alla segretaria dell’Aia Silvia Moro (e per conoscenza alla segreteria Aia) rinnovando la richiesta di fornire la documentazione. Non riceve i documenti, anzi riceve via mail una risposta piccata (secondo la sua ricostruzione). Tre giorni dopo viene inoltrata una nota al presidente Aia Pacifici e al suo vice Zaroli: vengono informati della questione, messi al corrente delle risposte ricevute dalla Moro. Anche da loro non arrivano risposte, tra l’altro pare che i vertici Aia non abbiano informato nemmeno tutti gli altri componenti il Comitato Nazionale Aia. Il silenzio intanto continua nell’afa estiva. E così il procuratore nazionale Albergotti l’8 agosto decide di rompere il muro di gomma. Prende carta e penna e specifica la questione in una lettera che invia a Gravina, Brunelli, Chinè, Pacifici, Zaroli e ai componenti del Comitato Nazionale. La gravità di quanto scrive viene rimessa al giudizio del lettore.
“Nell’ambito delle attività istituzionali di questa Procura arbitrale, con nota del 21 luglio 2023 veniva richiesto al segretario AIA protempore dott.ssa Silvia Moro la documentazione relativa alle richieste di rimborso presentate dal signor Gianpaolo Calvarese nella stagione sportiva 2020/2021, al fine di consentire la definizione del procedimento disciplinare a carico del medesimo. Con mail di pari data il nominato segretario, premesso inconferenti e infondate considerazioni in ordine al carattere d’urgenza della richiesta nonché gratuite affermazioni in ordine alla necessità dell’acquisizione documentale richiesta, invero non confacenti alla posizione ricoperta, e facendo riferimento ad una presunta, inesistente per quanto consta al sottoscritto, pregressa esibizione, di fatto rifiutava di procedere alla richiesta di acquisizione dei documenti utili per il prosieguo delle attività di indagine di questo Ufficio inquirente. Lo stesso segretario non ometteva, infine, di svolgere considerazioni in ordine al merito dell’indagine condotta, palesemente infondate, nonché un riferimento alla sua stessa legittimità formale. Con nota del 24 luglio successivo, inviata per conoscenza anche al presidente e al vice presidente Aia, in spirito di collaborazione istituzionale col il predetto segretario, quantunque non necessario, illustravo le ragioni della richiesta, le modalità particolari che contraddistinguono il procedimento disciplinare in argomento nonché la sua ritualità, riconfermando, difettandone anche qui la necessità, la competenza di questo Ufficio inquirente a svolgere le indagini in corso. A tutt’oggi il segretario non ha dato riscontro a quest’ultima nota”. La lettera si chiude con un invito-appello. “È di tutta evidenza che l’omissione in questione di fatto impedisce di concludere l’indagine a carico di Calvarese e di completare le attività di questa Procura arbitrale che, ai sensi e per gli effetti delle deliberazioni del Consiglio federale che sopprimono il plesso di giustizia domestica dell’Aia, non avendo ulteriori pendenze, ben potrebbe cessare il proprio operato. Si confida nell’intervento autorevole dei destinatari, nelle rispettive competenze”.
Dunque secondo il segretario della procura arbitrale e secondo soprattutto il procuratore nazionale Aia la segretaria Aia Moro non ha fornito i documenti richiesti, ha invece avanzato dubbi e legittimità sui tempi e sulla fondatezza dell’indagine, comportamenti di cui sono stati messi al corrente anche presidente e vice presidente Aia. Tutto è rimasto lettera morta, però. Almeno dall’8 agosto la vicenda è però di conoscenza anche dei vertici federali, Gravina e Chinè in primis. A oggi, 24 agosto 2023, i documenti sulle richieste di rimborso spese presentate da Calvarese nella stagione 2020/21 non sono stati ancora forniti. Lo saranno? Oppure il procedimento su Calvarese finirà con un’archiviazione per impossibilità di indagare tra quelle carte, visto che Calvarese non ha nemmeno ritirato la convocazione e non si è mai presentato a via Campania per relazionare, spiegare, difendersi?
Il segretario Moro e i rimborsi spese. Come testimoniato anche dalla vicenda “Rimborsopoli” tutte le richieste di rimborso spese, e le relative liquidazioni, passano per la segreteria dell’Aia per poi arrivare in Figc. Silvia Moro è segretario Aia dall’inverno del 2021, da quando cioè è diventato presidente Aia Alfredo Trentalange, costretto quest’ultimo alle dimissioni da presidente Aia a dicembre 2022 dopo il caso “D’Onofrio”. Rosario D’Onofrio era il procuratore nazionale Aia che aveva indagato, inquisito e fatto condannare alcuni arbitri “pizzicati” per rimborsi spese “gonfiati” nel 2021. Incredibile ma vero, sarebbe poi emerso che anche D’Onofrio aveva presentato false documentazioni per rimborsi spese. Sulla vicenda aveva indagato il procuratore capo Figc Chinè, gli inquirenti della Procura avevano ascoltato vari dipendenti che lavoravano nella segreteria, tra cui Angelo Donisi che nel 2019 dall’allora segretario Aia Francesco Meloni ricevette questa nota: “Nell’ambito della riorganizzazione dell’ufficio rimborsi AIA, ti chiedo di sovrintendere al processo di raccolta, controllo e autorizzazione per la messa in liquidazione dei rimborsi… dovrai attenerti alle disposizioni contenute nella policy FIGC”. Di tenore simile è la nota (12 maggio 2021) di Silvia Moro, il nuovo segretario dell’Aia che si rivolge(va) così alla Neri della Figc “per comunicare che attualmente il collega Angelo Donisi visualizza, controlla e approva i rimborsi spese della dirigenza associativa nazionale AIA”. Silvia Moro è anche la compagna di Daniele Tomei, dipendente della Figc che lavora nella segreteria Aia e che quando scoppiò “Rimborsopoli” fu ascoltato dagli inquirenti, che nel corso del processo a Trentalange si rifiutò di rispondere alle richieste di delucidazioni da parte del collegio difensivo e che invece alla procura Figc disse questo, a dicembre 2022: “Mi occupo solo dell’archiviazione delle note spese in specifici faldoni ma non faccio verifiche sulla veridicità/attendibilità delle note spese. Posso affermare per quanto a mia conoscenza, che non esiste un controllo interno all’aia per accertare la verdicità/attendibilità delle note spese e in particolare dei titoli di viaggio almeno dal 2016. Nessuno dei vertici Aia (presidente, segretario, etc) mi ha mai detto di applicare un controllo specifico e dettagliato sui titoli di viaggio (per verificarne la veridicità) e quindi posso affermare che in Aia non esiste una funzione di audit specifica per rilevare eventuali note non veridiche”. Per la cronaca, Trentalange, dimessosi prima del deferimento e condannato in primo grado dalla giustizia sportiva, è stato poi prosciolto da ogni accusa mentre la giustizia domestica è stata commissariata. L’ultimo procedimento ancora aperto sul tavolo della procura Aia riguarda la nota spese di Gianpaolo Calvarese: la lettera del procuratore Albergotti in questo agosto afoso scardinerà il muro di gomma o rimbalzerà ancora, fino a scomparire sbriciolandosi senza che si possa accertare la verità?